“Prendi, dunque, la tua croce, e segui Gesù; così entrerai nella vita eterna” (Imitazione di Cristo, cap. 37): Cristo si rivela nuovamente come il Servo sofferente, descritto nitidamente dal profeta Isaia (Is. 53, 4. 5): “eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”.
Nel brano evangelico di questa domenica, dopo il terzo annuncio della sua sofferenza e morte, passaggio inevitabile verso la resurrezione (cf. Mc 10,35-45), sono Giacomo e Giovanni che mostrano quanto sono distanti dal modo di pensare di Gesù.
“Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo?” (v. 38). Alla domanda dei due Apostoli il Signore trasferisce il dialogo da una visione puramente umana e mondana, dominata dalla logica del potere e del “primeggiare, escludendo gli altri, rendendoli estranei” (Gregorio Nazianzo, Or. 28, 11), ad una spirituale: “che cosa cercate?” (Gv. 1, 38), che cosa davvero si domanda al Signore?
Ai due figli di Zebedeo viene proposta l’immagine provocante del calice, quello che Cristo accetta per attuare la volontà del Padre. A ciascuno domanda di guardare alla meta, senza però dimenticare la via da percorrere: “è questa la ‘sequela’ cui Gesù ci chiama: lasciarsi attrarre dentro la sua nuova umanità e dunque nella comunione con Dio” (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, pag. 383), anche attraverso la via della Croce.
“Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (v. 45): Dio non spadroneggia, ma ama senza misura, Egli accoglie su di sé il destino di dolore e di peccato dell’umanità; “capire questo significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare; con la Croce egli rivela il volto di amore di Dio” (Benedetto XVI, 4/11/2010). Il Servo obbediente offre per “molti” (polloì), non per “tutti” (pantès), la sua stessa vita. Non è un’esclusione quella attuata da Cristo, che è morto per tutti; per ciascuno tuttavia, si apre il bivio di abbracciare o di rifiutare la salvezza offerta. Concludendo con le parole di Sant’Agostino, si deve quindi essere consapevoli che Cristo ha già operato la salvezza per ognuno, offerta nel Battesimo: “vi rendete conto, o fratelli, capite il dono di Dio? Siate pieni di ammirazione, godete: noi siamo divenuti Cristo” (In Ioannes 21, 8).
Mc 10,35-45
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo».
Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati.
Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti
delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono.
Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».