La necessità di effettuare calcoli in modo automatico esiste da sempre. Ma solo nel XVII secolo furono costruite le prime calcolatrici meccaniche, basate su sistemi ad ingranaggi e comandate da piccole leve; un primo dispositivo, l’orologio calcolatore, fu costruito nel 1620 dallo scienziato tedesco Wilhelm Schickard. Nel 1642 il matematico Blaise Pascal inventò la “pascaline”, un dispositivo in grado di sommare e sottrarre numeri di dodici cifre, gestendo i riporti in modo automatico. Nel 1820, il francese Thomas De Colmar inventò l’ ”aritmometro”, il primo calcolatore meccanico che ebbe una certa diffusione commerciale, anche se solo a partire dal 1852: il dispositivo fu acquistato da banche, compagnie assicurative, agenzie governative, osservatori scientifici e rimase in produzione fino al 1914. Da quel momento, si affacciarono alcune innovazioni tecniche che resero le calcolatrici meccaniche più efficienti: le tastiere, i motori elettrici ed i dispositivi di stampa.
Olivetti mosse i primi passi nella produzione di macchine per il calcolo meccanico a partire dagli anni Trenta del Novecento: a quel tempo, la società statunitense Monroe Calculating Machine Company aveva già da qualche decennio iniziato a introdurre sul mercato le proprie calcolatrici. Agli esordi, i progettisti Olivetti pensarono di integrare il dispositivo per il calcolo alla macchina per scrivere: nacquero così le contabili Olivetti Audit che integravano una tastiera numerica, che consentiva di effettuare addizioni e sottrazioni, alla tradizionale tastiera alfanumerica ed il cui utilizzo era orientato verso il settore produttivo, bancario ed assicurativo. Nel dicembre del 1934, fu costituita la Olivetti Società Anonima Macchine per Operazioni Aritmetiche al fine di avviare lo studio e la progettazione delle macchine calcolatrici. Camillo nominò presidente il suo vecchio amico fin dai tempi della CGS, Dino Gatta, e direttore generale il suo terzogenito Massimo Olivetti.
Il primo prototipo di macchina per il calcolo, la Olivetti Summa MC4, fu realizzato nella primavera del 1937 e la neonata società decise di avviarlo alla produzione. Ciò avvenne solo nel 1940, dopo che vennero risolte le molte problematiche di affidabilità, grazie all’ingegno di Natale Capellaro. Nato ad Ivrea il 22 dicembre 1902 da una famiglia di calzolai, completò gli studi elementari e frequentò il biennio delle scuole tecniche serali. Il 7 dicembre 1916 fu assunto come apprendista dall’Olivetti ed assegnato al reparto montaggio della M1. Ben presto Camillo Olivetti si accorse delle grandi doti e capacità di Capellaro, in grado di cogliere le criticità dei processi di montaggio.
Avviata la produzione della macchina per scrivere M20, Camillo gli affidò il compito di trovare soluzioni migliorative utili a ridurre i tempi di montaggio: “dividemmo la lavorazione della macchina in otto fasi e ottenemmo quindi che ogni operaio, cui avevamo diminuito la responsabilità del prodotto, potesse perfezionarsi in un determinato lavoro che sarebbe sempre stato il suo, fino a farlo diventare un vero professore di quella fase”. Così, nel 1928 venne promosso impiegato di terza categoria e, poco tempo dopo, capo del reparto allineamento delle M20.
Alla fine degli anni Trenta, Adriano Olivetti decise di trasferirlo agli uffici tecnici di progettazione; fu Capellaro a realizzare i più innovativi cinematismi che consentirono di velocizzare le procedure di calcolo meccanico. Dopo aver contribuito alla progettazione della Summa MC4, si dedicò alla Multisumma MC4M (del 1941, in grado di effettuare anche le moltiplicazioni), alla Simplisumma MC3 (del 1942, azionabile manualmente tramite una manovella), all’Elettrosumma 14 (del 1945), alle Multisumma 14 e Divisumma 14 (entrambe del 1948). Quest’ultima fu la prima calcolatrice elettromeccanica scrivente dotata di saldo negativo ed in grado di eseguire anche la divisione; il design della macchina era di Marcello Nizzoli.
Il successo delle calcolatrici meccaniche consentì a Capellaro la scalata verso i vertici aziendali: nel 1948 divenne dirigente, nel 1952 direttore centrale, nel 1957 vicedirettore generale, nel 1959 condirettore generale e nel 1960 direttore generale tecnico del settore progetti e studi delle macchine per scrivere e di calcolo.
La posizione dominante della Olivetti sul mercato internazionale delle macchine per il calcolo si consolidò grazie a due modelli prodotti nel 1956, progettati da Capellaro su design di Marcello Nizzoli: la Divisumma 24 e la Tetractys.
Erano in grado di eseguire le quattro operazioni ed erano forniti di un dispositivo di memoria meccanica. Entrambi i modelli ebbero un grandissimo successo commerciale e rappresentarono una grande fonte di guadagno per l’azienda di Ivrea, dato che il margine lordo sulle vendite era intorno all’85/90 per cento: la Divisumma 24 fu messa in commercio al prezzo di 325.000 lire, la Tetractys a 485.000 lire, costi estremamente remunerativi se rapportati ad uno stipendio medio di quel periodo, attestato intorno alle 60.000 lire. Il modello Tetractys fu prodotto in circa 150.000 esemplari tra il 1956 e il 1966.
La Divisumma 24, prodotta fino al 1971, superò il milione di esemplari. Dopo il grande successo della Divisumma 24 e della Tetractys, la Olivetti continuò, lungo tutti gli anni Sessanta, a introdurre sul mercato nuove macchine per il calcolo meccanico, tra cui le Summa Prima 20 e Summa Quanta, le Elettrosumma 20 e 22, le Multisumma 20, 22 e 24, le Logos 27-1 e 27-2. Ma l’ingresso, inevitabile, dell’elettronica pose le basi per una radicale svolta nella produzione delle macchine da calcolo: i dispositivi meccanici cedettero il passo alle più economiche e maneggevoli calcolatrici elettroniche.
Natale Capellaro nel 1962 fu insignito della laurea honoris causa in Ingegneria; nel 1966 lasciò l’Olivetti, pur proseguendo nella collaborazione come consulente della Direzione Generale Progetti. Morì a Torino il 26 febbraio 1977.