“Repetita iuvant”: mi avvalgo di questa sentenza latina di incerta origine per porre l’attenzione ancora una volta sul mondo della comunicazione, che rientra “nel mio orticello” ma che mi piacerebbe far entrare anche in quello del lettore.

Cronache internazionali hanno portato alla ribalta in questi giorni il Giubileo che si svolgerà l’anno prossimo a Roma e in tutte le diocesi del mondo. Lo scorso 9 maggio il Santo Padre ha reso pubblica la “Bolla d’Indizione”, un documento d’antica tradizione che indica gli estremi temporali dell’evento mondiale. Anche detto “Anno Santo”, il Giubileo è un momento di particolare grazia per tutto il popolo di Dio che è chiamato a viverlo ogni 25 anni, fatte salve alcune eccezioni volute dai papi, come quello della Misericordia nel 2015.

Le tradizioni legate a questo momento di vera manifestazione della universalità e particolarità della Chiesa sono tantissime e veramente uniche. Tutto ruota attorno all’idea di pellegrinaggio alla Città Santa e alla trasformazione interiore, anche grazie allo strumento salvifico dell’indulgenza plenaria nel segno tangibile della Porta Santa.

Sapientemente, dai sacri palazzi romani hanno voluto frammentare il Giubileo in tanti micro momenti dedicati a diverse categorie sociali: il Giubileo dei bambini, degli ammalati, dei ragazzi, dei poveri o dei migranti e tanto altro. Il primo però, in semplice ordine temporale, è quello del mondo della comunicazione, e rieccoci all’incipit.

La scelta di preporlo agli altri non credo sia casuale, non per evidenti moti del cuore in materia, ma perché il tema è implicita sottotrama a tutti gli altri. Vederlo così nella lista dei “micro-giubilei” ci aiuta a trovare una collocazione in risposta a chi ancora non sa in quale scaffale dei libri non letti (ma sulla bocca di tutti) porre invece il macrocosmo comunicativo. Viverlo così però non è facile. Il rischio è che diventi un Giubileo solo dei giornalisti o dei comunicatori istituzionali, e l’idea qui a Roma ha ampiamente preso piede.

Certo, i primi ricettori sono senz’altro i professionisti del settore ma non sono essi i destinatari ultimi. Ciò che ricevono dal Giubileo, tramite di loro può (e deve) arrivare a innumerevoli altre persone, fermarsi al solo lavoro di cronaca sarebbe riduttivo. Il Giubileo del Mondo della Comunicazione è quindi un Giubileo da regalare in cui i professionisti diventano strumento nelle mani di Dio, attivi collaboratori e mediatori di salvezza.