Nella politica nostrana “domina” lo scontro Governo-Magistratura, come trent’anni fa con Berlusconi. Nella vita reale cresce invece la questione sociale: l’inflazione continua a colpire lavoratori, pensionati, ceto medio; l’immigrazione resta un nodo insoluto perché Budapest e Varsavia bloccano le intese europee. Ora esplode una nuova preoccupazione per i conti pubblici dal momento che l’attuazione del PNRR è in alto mare e Bruxelles ha messo in discussione la terza e quarta rata di aiuti (sono decine e decine di miliardi); contestualmente il deficit dello Stato raddoppia per l’onere dei bonus e il caro-interessi: si prospetta una legge finanziaria 2024 a quota zero, ovvero senza fondi per le pensioni, la flat tax, gli investimenti.

L’autorevole “Corriere della Sera” ha avanzato l’ipotesi di un rimpasto di Governo per sostituire alcuni ministri, premiati per la fedeltà al partito, con personalità più qualificate, anche sulla scena europea. Il ministro Fitto, dopo quasi un anno, è ancora senza una proposta definitiva sui fondi europei, e ora avanza a Bruxelles ben dieci modifiche con il rischio di scavalcare i tempi di realizzazione e di finanziamento.

La ministra del Turismo Santanché, indagata a Milano per la sua attività imprenditoriale (bancarotta e falso in bilancio), è palesemente in difficoltà a rispondere ai rilievi, sui media e in Parlamento. Il ministro della Cultura, Sangiuliano, partecipa come giurato al Premio Strega e ammette candidamente di non aver letto i libri in gara…

La premier Meloni sinora ha dato la priorità alla politica estera, agli impegni per la campagna elettorale delle Europee (come leader dei Conservatori), alla difesa – a tutto campo – dei suoi uomini e delle sue donne contestate. Ma ora il quadro economico-sociale esige un’inversione di rotta: il leader di Azione, Calenda, le ha proposto un’intesa con la segretaria del Pd, Schlein, per salvare a Bruxelles i finanziamenti europei, evitando una grave umiliazione per il Paese. Sarebbe anche l’occasione, per i due maggiori partiti in Parlamento, per mettere gli interessi generali del Paese davanti alle estenuanti esigenze della campagna elettorale permanente. Prima le persone, poi i sondaggi, con un ruolo centrale del Parlamento.

Per quanto riguarda la Giustizia, tema senz’altro importante, non si può fermare l’orologio della storia al 1994, alla sfida tra il Governo Berlusconi e il pool milanese di “Mani pulite”, guidato dal procuratore capo Borrelli (quello del “Resistere!”). Ora il ministro Nordio non ha ancora presentato un disegno di legge organico sulla riforma complessiva del sistema; si litiga su un testo minore, in particolare sull’abuso di ufficio e sull’avviso di garanzia; soprattutto si discute sulla difesa dei ministri e sottosegretari indagati (Santanché e Delmastro), accusando parte della Magistratura di “complotto”. Ma l’autonomia dei giudici deve diventare “immunità” per chi fa parte dell’establishment? La divisione dei poteri è una caratteristica essenziale delle istituzioni democratiche.

C’è poi la vicenda umana e politica del presidente del Senato, La Russa, il cui figlio minore è indagato a Milano per violenza sessuale. Con una nota ufficiale del Senato, La Russa ha garantito l’innocenza del figlio, dopo approfondite indagini, e ha addensato una nube di sospetti sulla giovane che ha fatto denuncia. Il dolore di un padre è comprensibile, ma le indagini su ogni vicenda appartengono esclusivamente alla Magistratura. Il Senato non ha poteri a riguardo.

In questo clima acceso non è mancato il contributo di Matteo Renzi, che si è iscritto alla Commissione Giustizia del Senato per partecipare alla discussione sulle proposte Nordio, in una linea garantista, severa con la Magistratura; il leader di Italia Viva ha sofferto per l’arresto dei genitori, poi assolti nel giudizio finale. Ma il Parlamento può essere la sede corretta per la “resa dei conti”?

A quasi un anno dalle politiche le aule parlamentari stentano ad assumere un ruolo legislativo pieno; e anche l’opposizione non manca di problemi: ha fatto sensazione l’attacco su “La Stampa” di Massimo Recalcati alla Schlein, troppo legata “alla vecchia sinistra”, con riferimento all’accordo con gli ex dalemiani di Art. 1 (Bersani, Speranza…); a questo si aggiunga la ricerca di egemonia da parte dei Pentastellati, con l’ex premier Conte.

Un’estate politica calda.