(Graziella Cortese)
Molti dei nostri lettori ricorderanno la particolare stagione felice che ha accompagnato il cinema francese qualche tempo fa, in particolare le diverse commedie che hanno raccolto notevole successo anche al di qua delle Alpi. Oggi ci riprovano La Patellière e Delaporte, già autori di “Cena tra amici”, con una pellicola che tratta temi complessi come l’amicizia e la morte, accomunandoli e mescolandoli con una certa dose di umorismo… in questi tempi peraltro difficili.
Arthur e César sono amici dall’infanzia: hanno frequentato lo stesso severo collegio, condiviso i dubbi dell’adolescenza, e ora che di anni ne hanno più di cinquanta il loro legame rimane ancora molto stretto.
Il loro carattere è però estremamente diverso: il primo, stimato ricercatore dell’Istituto Pasteur di Parigi, è uomo puntiglioso, rispettoso delle regole e pedante fino “ad annoiare se stesso”; è separato dalla moglie (ma aspetta pazientemente che ella ritorni a casa) e ha una figlia a volte lontana.
César è invece un eterno Peter Pan, a volte arrogante come un bambino, spesso trasgressivo e spericolato; con i sentimenti preferisce giocare, non ha un legame stabile con una donna, ma passa da un’avventura all’altra.
Finché un giorno, per caso, Arthur viene a sapere che l’amico è gravemente malato; mentre per un altro scherzo del destino anche César crede che l’antico compagno abbia un tumore e sia in fin di vita.
Parte così una strana gara di solidarietà e un viaggio che riporta i due protagonisti indietro nel tempo, alla ricerca della realizzazione dei propri sogni. Non tutti gli episodi sono riusciti, ma l’esperienza degli attori contribuisce al discreto risultato finale.
Come ha detto un altro “maestro” francese, Daniel Pennac: l’umorismo è rassicurante, e ridere protegge il nostro interlocutore e le persone con cui ci stiamo relazionando.