(Ferdinando Zorzi)

 

«Non abbiate paura»: è l’invito che risuona per tre volte nel Vangelo di questa domenica, più una quarta in cui, al contrario, si usa l’espressione «abbiate paura piuttosto». Come aderire a questo invito? Il mondo appare spesso come un luogo pericoloso, affollato, caotico, pieno di gente malintenzionata: provare paura sembra del tutto naturale e quasi impossibile da evitare. La lotta per la sopravvivenza, già sintetizzata dagli antichi (e ripresa da Thomas Hobbes) con l’espressione “homo homini lupus”, non è forse confermata da quel che vediamo tutti i giorni? Le guerre, i fatti di cronaca nera di cui sentiamo parlare sono lì a testimoniarlo. E Charles Darwin non ha forse teorizzato che solo chi è più forte o più adatto all’ambiente sopravvive?

Eppure, ancora una volta, Gesù propone una logica diversa per chi lo riconoscerà davanti agli uomini. Ci presenta il Padre come il Dio delle piccole cose, che non andranno perdute ai suoi occhi. The God of Small Things, come nel romanzo della scrittrice indiana Arundhati Roy.

Nell’enorme, multietnico e multireligioso subcontinente due gemelli, maschio e femmina, crescono fra i soprusi, le violenze e le incomprensioni di un paese ancora di fatto diviso in caste. Il prezzo da pagare è alto, soprattutto per il ragazzino, che a un certo punto smette di parlare e si rifugia nella sua stanza con l’unica compagnia del vecchissimo cane.

Il protagonista si rifiuta di abbandonare l’animale ormai morente, anzi, comincia a osservare la finestra della camera riflessa nelle pupille ormai opache del meticcio. E vede il cielo. E, una volta, un uccello volare attraverso di esso. «… the fact that something so fragile, so unbearably tender had survived, had been allowed to exist, was a miracle. A bird in flight reflected in an old dog’s balls. It made him smile out loud». («… il fatto che a qualcosa di così fragile, così insopportabilmente tenero, fosse stato permesso di esistere, era un miracolo. Un uccello in volo riflesso nelle pupille di un vecchio cane. Lo fece sorridere di cuore»).

Se noi valiamo più di molti passeri, allora non dobbiamo avere paura della nostra fragilità, del nostro essere piccole cose: a patto di riconoscere il Figlio davanti agli uomini, saremo riconosciuti davanti al Padre che è nei Cieli.

Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.
Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».