La miracolosa resurrezione del piccolo Tommasino, Santuario di Padova

***

(elisabetta acide)  – I santi, lo sappiamo, come ci ricorda il CEV II° nella Costituzione dogmatica  Lumen Gentium (LG 50) 

Quanto agli apostoli e ai martiri di Cristo che avevano dato il loro sangue come suprema testimonianza di fede e di carità, la chiesa ha sempre creduto che siano a noi strettamente congiunti in Cristo, li ha venerati con particolare affetto insieme alla beata vergine Maria e ai santi angeli e ha piamente implorato l’aiuto della loro intercessione. Ad essi ben presto si aggiunsero coloro che avevano imitato più da vicino la verginità e la povertà di Cristo  (i monaci) e infine gli altri che per aver esercitato in modo eminente le virtù cristiane e aver ricevuto particolari carismi da Dio, si raccomandavano alla pia devozione e all’imitazione dei fedeli.” ed ancora  “nella vita di coloro che, uomini come noi, sono trasformati più perfettamente ad immagine di Cristo (2 Cor. 3,18), Dio rivela in modo vivo agli uomini la sua presenza e il suo volto.“.

I cristiani  venerano la memoria dei Santi  per l’esempio che ci danno e, attraverso l’azione dello Spirito Santo,  nell’esercizio della carità fraterna, per   l’unità di tutta la Chiesa (Ef. 4, 1-6).

La comunione fra gli uomini avvicina a Cristo.

Quindi, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (numeri 956-959)  i cristiani venerano i santi e chiedono la loro intercessione, per proclamare la bontà di Dio che ha salvato l’uomo, per accogliere  il loro esempio come possibilità concreta di vivere il vangelo , per poter fare una esperienza dell’unità della Chiesa: quella del tempo e della storia e quella dell’eternità.

***

La nostra Chiesa Parrocchiale di Sant’Anna in Borgo Revel ospita una statua di S. Antonio da Padova, la cui devozione è molto diffusa in Italia.

Segno, dunque di qualche pio parrocchiano che ha voluto donare la statua del santo perchè fosse conservata nella Chiesa Parrocchiale a testimonianza

Papa Pio XI amava esclamare: “Il mondo è pieno dei miracoli che si ottengono per intercessione di S. Antonio”.

Al termine della celebrazione,  è tradizione che il Parroco benedica il “pane di S. Antonio”, che i fedeli portano dalle loro case.

ll 13 giugno in occasione della festa del Santo,  viene così distribuito il “pane di Sant’Antonio”. 

La tradizione vuole (storia del Santo) che nel 1293,  all’età di due anni, il piccolo Tommasino, figlio di genitori che abitavano proprio vicino alla chiesa dedicata a S.Antonio, un giorno, giocando vicino ad un recipiente d’acqua cadde dentro e annegò.

Trovato il figlio senza vita, la madre non si rassegnò, ma si affidò a Sant’Antonio e fece voto di distribuire ai poveri tanto grano quanto era il peso del bambino, se fosse ritornato in vita.

Passarono ore e la donna continuò a pregare e ad invocare il S. Antonio.

Il bimbo ritornò in vita e la madre, mantenne la promessa: da allora la devozione a Sant’Antonio incominciò a diffondersi, attraverso la distribuzione del pane ai poveri, con il nome di “peso del bambino”.

Diventa importante riflettere sul pane come cibo ed elemento quotidiano. Abbiamo appena celebrato la festa del Corpus Domini e analizzato l’importanza del Mistero dell’Eucaristia.

Il pane è il  cibo quotidiano, a tavola, viene condiviso, crea comunione.

Gesù, insegnandoci a pregare il Padre, ci invita ad invocarLo perchè ci dia il “nostro” pane quotidiano.

Nostro, non “mio”.

Non esiste infatti un pane mio o un pane tuo: il pane, che è sempre e soltanto il  “nostro”, si condivide e crea comunione.

Ha quindi un ruolo fondamentale all’interno delle relazioni: se pensiamo alla parola “compagno” vediamo che è  colui che mangia il pane con me (cum panis).

Spezzare il pane allora, è fare e creare fraternità, dare spazio all’umano e stare con, condividere la vita.

Il miracolo del pane, è questo: con-dividere la vita, la quotidianità, quel pane che è fraternità, ringraziamento, relazione.

La benedizione del pane, in questa occasione, vuole  “richiamare l’amore di Dio e ad accrescere la fiducia nella beata Vergine Maria e nei Santi” (Rituale Romano, Benedizione degli oggetti di pietà).

Portare con sé a casa il pane  benedetto è una tacita e permanente invocazione di aiuto e di protezione, è un legame di affetto nei confronti di Colui di cui  quell’oggetto è un richiamo e proprio il pane è richiamo particolare al significato liturgico.

La benedizione è sempre un’effusione di doni, una loro conservazione e moltiplicazione, come ricorda San Tommaso.

Conferita ad un oggetto o ad un’immagine rende permanente l’effusione di grazia a patto che il fedele li porti con sé come segno di amore, di devozione, di fiducia e soprattutto per attendere meglio ai propri doveri di vita cristiana.

Ricordiamo dunque di pregare con fede, Dio e di rivolgere alla venerazione dei santi la nostra intercessione di preghiera, a coloro che “nella loro vita ci offri un esempio, nella intercessione un aiuto, nella comunione di grazia un vincolo di amore fraterno…. per condividere al di là della morte la stessa corona di gloria». (Messale Romano, prefazio I dei santi) .