di Matteo Rovere
paese: Italia-Belgio, 2019
genere: drammatico-storico
interpreti: Alessandro Borghi, Alessio Lapice,
Fabrizio Rongione, Tania Garribba
durata: 2 ore e 7 minuti
giudizio: interessante-bello
“Il primo re” è innanzitutto il risultato di un progetto ambizioso che il regista Matteo Rovere, insieme a sceneggiatori e collaboratori, ha messo in piedi con l’aiuto di consulenze tecniche di archeologi e storici: la rappresentazione della penisola italica nell’VIII secolo a.C., nella zona del Lazio, appare attendibile e costituisce un’innovazione per la cinematografia italiana. La scenografia è aspra e selvaggia, nulla a che vedere con l’immagine un po’ hollywoodiana degli antichi romani in tunica e peplo. I protagonisti sono popoli in parte primitivi che vivono di pastorizia e caccia, si lotta per la sopravvivenza e si vive un legame mistico con la natura; il linguaggio utilizzato è stato definito proto-latino, anche qui i professori della “Sapienza” di Roma hanno fornito un contributo per l’idea di una lingua-madre arcaica e misteriosa.
753 a.C. Il fiume Tevere esonda provocando un’inondazione del territorio circostante. Due fratelli pastori cercano di mettersi in salvo, sfuggendo all’impeto terribile dell’acqua. Vengono catturati da un gruppo di abitanti delle terre di Alba Longa e sfidati alla lotta. Quando Remo si trova di fronte il fratello ha un guizzo di ingegno, guida alla rivolta i prigionieri e insieme agli altri riesce a fuggire nella foresta. Remo è coraggioso, a volte spietato e viene riconosciuto come capo, però l’affetto che lo lega al fratello Romolo è molto forte: nel viaggio si prende cura di lui, che è gravemente ferito. Intorno ci sono ombre e cupi presagi, insieme al gruppo in fuga è stata condotta una donna, una vestale che legge il futuro dal cuore e dalle viscere degli animali, ma il vaticinio è funesto: dei due fratelli ne rimarrà solo uno.
Si arriverà quindi all’inevitabile duello conclusivo, dopo vicissitudini brutali e molto violente qualcuno dovrà porre le basi di un nuovo pacifico villaggio. Il finale è prevedibile poiché le vicende dei sette re di Roma ci sono state insegnate alle elementari, e anche la seconda parte della profezia è nei libri di storia: “egli fonderà un impero nuovo, come mai il mondo ha conosciuto, e come mai conoscerà negli anni a venire”.
graziella cortese