La prima notte in Africa era passata velocemente. Il volo da Milano a Nairobi, passando da Roma era stato faticoso e la stanchezza aveva avuto il sopravvento sull’ansia dell’inizio di una avventura nuova e ricca di tante incognite. Alloggiavamo al Flora hostel, immerso nelle piante tropicali dell’altopiano della capitale del Kenya. Luciana ed io scendemmo per colazione e incrociammo immediatamente lo sguardo lieto e curioso di una suora seduta sul tavolo vicino a quello scelto da noi. Due occhi azzurri e profondi che ci trascinarono a salutarla. Suor Anna Pia, comboniana, ci accolse per prima in Africa. Stava nella missione di Alito, il più grande lebbrosario del nord Uganda, dove erano accolti circa 3000 malati. Ma c’erano nuove medicine e i malati sarebbero diventati 150 in pochi anni.

Quello sguardo e quegli occhi ci seguono da allora con tenerezza e amicizia.
“Caro Pippo, eccomi qui, sulla carrozzina. Le spalle bloccate mi impediscono perfino di portare il cibo alla bocca!”.
“Grazie di essere venuto a trovarmi! Mi fai ricordare quando guidavo il camion per andare a Kampala a prendere i pacchi che ci inviavano da tutto il mondo per i miei lebbrosi! E poi con il trattore aravo quattro o cinque campi, in un giorno. Dopo la chiusura del lebbrosario mi sono dedicata ai giovani e alle ragazze negli slums di Kampala: che meraviglia stare con loro!”

“Poi sono rientrata in Italia per le vacanze e quando ero pronta per ritornare in missione tra i miei giovani (ci chiamano anche Pie Madri della Nigrizia e a ragione!), mi hanno chiesto di andare nella nostra comunità a Palermo. Fui sorpresa, ma accettai subito, anche se volevo con tutta me stessa tornare a Kampala. Furono gli anni più belli della mia vita missionaria, tra i giovani della zona dell’Albergheria e del mercato di Ballarò!”
“Il giorno della mia professione dei voti religiosi, nel pomeriggio andai in cappella e feci una quarta promessa. Avrei sempre detto di sì ad ogni indicazione e circostanza. Sempre! E sono sempre stata felice. Dire sempre sì al Signore è il segreto della felicità.”

E di nuovo mi fissò con i suoi splendidi occhi azzurri, ancor più profondi di quel settembre di 38 anni fa.

Filippo Ciantia