Quando pensiamo all’arte del Rinascimento la nostra mente non può che correre a Firenze e ad altri grandi centri italiani, mentre facciamo più fatica ad associare tale movimento al Piemonte. D’altra parte anche i grandi storici dell’arte, fino ad inizio Novecento, portavano avanti questa idea di un Piemonte di fatto del tutto ancorato al vecchio stile e restio alla contaminazione da parte delle nuove idee.
Con il passare del tempo, però, gli studi più approfonditi hanno portato al superamento di questi concetti. Viene in aiuto di chi non è addetto ai lavori un’interessante pubblicazione: “Piemonte rinascimentale. 55 luoghi da scoprire e visitare” di Simone Caldano e Serena D’Italia, edito da Capricorno, che ci guida, attraverso le diverse province piemontesi, a conoscere luoghi nei quali, in modo più o meno marcato, si può leggere il segno del passaggio dell’arte rinascimentale: dalla Chiesa di San Bernardino ad Ivrea, alla Collegiata di Santa Maria Assunta di Chivasso, alla cattedrale di San Giovanni Battista, alle collezioni di Palazzo Madama e della Galleria Sabauda di Torino, per rimanere nella nostra provincia. Certamente il Piemonte del XV secolo è una terra “di confine”: le novità elaborate dal Rinascimento centroitaliano giungono nel nord ovest solo alla fine del secolo.
Fino ad allora permane solido il gusto tardogotico di matrice lombarda o oltralpina, come si può vedere nella produzione di Antoine de Lonhy, artista di origini francesi, documentato ad Avigliana nel 1462.
In ambito architettonico l’imprinting tardogotico connota la Collegiata di Santa Maria Assunta a Chivasso. La costruzione della chiesa cominciò nel 1415 su iniziativa di Teodoro II Paleologo, marchese di Monferrato, anche se il suo successore, Gian Giacomo, già nel 1425, a causa delle ingenti spese militari sostenute nella guerra contro il ducato di Milano, non proseguì nel finanziamento dell’impresa che fu, quindi, a carico della Credenza, con un significativo intervento finanziario della famiglia Isola. La chiesa venne consacrata dal vescovo di Ivrea Giacomo de Pomariis nel 1429, quando ancora non era completata (il campanile fu eretto a partire dal 1457 e i lavori si conclusero nel 1487). Se, come detto, la splendida facciata, arricchita di fregi e figure, rimanda certamente all’arte tardo-gotica, è però all’interno che si possono ammirare esempi di novità. Innanzitutto un pregevole “Compianto sul Cristo morto”, otto figure in terracotta, a grandezza naturale, databile intorno al 1470, che comincia a distanziarsi dalla matrice tardo-gotica per aprirsi verso intriganti suggestioni rinascimentali.
Accanto ad esso La Deposizione di Defendente Ferrari, nativo proprio di Chivasso, ancora memore di influssi franco-fiamminghi, ma ormai pienamente calata in un maturo contesto rinascimentale. Il volume ci guida ad ammirare altri numerosi esempi dell’attività svolta in Piemonte da Defendente Ferrari, presentandoci opere custodite presso la Chiesa di San Giovanni in Avigliana, la Galleria Sabauda di Torino, il Museo del Territorio di Biella e il Museo Borgogna di Vercelli. In queste opere si può notare come, se da un lato l’autore mantiene un vivace gusto per le materie preziose e luminescenti della pittura nordica d’altro canto denota una notevole spinta in avanti nell’uso della prospettiva.
È comunque Giovanni Martino Spanzotti, attivo nella seconda metà del secolo, maestro del Ferrari, a introdurre quelle sensibilità – prospettica, plastica e degli affetti – care ai pittori del Rinascimento lombardo, toscano e emiliano: esemplare, al riguardo, è il ciclo cristologico dell’oratorio di San Bernardino di Ivrea che dà il là a modi e forme ormai alternativi all’imperante matrice tardogotica. Lo Spanzotti nacque intorno al 1455 a Casale Monferrato. E’ probabile che, dopo l’apprendistato nella bottega paterna, la parte più significativa della sua formazione sia avvenuta a Milano dove soggiornò più volte e dove subì l’influenza di numerosi artisti tra cui certamente Vincenzo Foppa, significativo esponente del Rinascimento lombardo.
Al riguardo così si esprime Roberto Longhi, storico dell’arte, nel 1929: “ … per quanto l’educazione dello Spanzotti sia più complessa, … pure i suoi stessi accordi, sia con il Rinascimento che col naturalismo nordico non si spiegano senza il sublime empirismo foppesco…”. Alla Chiesa di San Bernardino di Ivrea è dedicata l’ultima scheda degli itinerari, previsti dal volumetto che stiamo analizzando, per quanto riguarda la provincia di Torino. La scheda si apre con un sintetico excursus storico che va dalla posa della prima pietra della chiesa (settembre 1455) ad opera di Giovanni di Parella, vescovo di Ivrea, al periodo di abbandono nell’ottocento, fino alla sua acquisizione da parte della famiglia Olivetti nel 1907 e, recentemente, della sua donazione al FAI.
Molto dettagliata è la descrizione del capolavoro dello Spanzotti con l’evidenziazione delle innovazioni introdotte dall’artista e delle forti influenze che ebbero su di lui altri due cicli affrescati, oggi perduti, che furono realizzati dal Foppa in collaborazione con altri artisti: quello di san Giacomo a Pavia e quello di Sant’Angelo Vecchio a Milano. Dalla bottega dello Spanzotti emergerà, all’inizio del Cinquecento, oltre al già citato Defendente Ferrari, Gerolamo Giovenone che finirà per seguire l’astro nascente della pittura rinascimentale in Piemonte, Gauden-zio Ferrari, quasi un Raffaello nell’Italia nord-occidentale.
A quest’ultimo si deve una notevole produzione di affreschi, pale d’altare e grandi polittici, nonché la regia del “gran teatro montano” (come lo definì Testori) del Sacro Monte di Varallo, dove figure in terracotta dipinta a grandezza naturale dialogano con straordinari affreschi vibranti di colori ed emozioni, a raccontare le storie della Passione di Cristo.
Dalla bottega gaudenziana uscirà anche il vercellese Bernardino Lanino, con cui il Rinasci-mento si avvia alla sua fase matura, volgendosi a una pittura più intellettuale e raffinata, secondo il gusto manierista che si era affermato anche in Italia centrale.
In conclusione, quindi, un’occasione per approfondire le tematiche dell’arte rinascimentale rimanendo nell’ambito del nostro Piemonte e riuscendo a coglierne gli aspetti di originalità che, come sempre, dipendono dalla reinterpretazione dei temi delle grandi correnti artistiche che la personalità di ogni singolo autore è in grado di far emergere.
Un particolare ringraziamento ai proff. O.M. Piavento e S. Ricciardone per il prezioso contributo.

Chivasso, la facciata di Santa Maria Assunta (foto di Ambra75)

Convento di San Bernardino – Casa Olivetti, Ivrea (TO) Foto Barbara Verduci_2023 ©FAI