(Filippo Ciantia)

L’autore del libro del Siracide dedica gli ultimi capitoli all’elogio degli uomini illustri. In questi giorni, la liturgia ambrosiana offre questa lettura che celebra persone concrete, che – avendo vissuto nella carne come noi – ci permettono di guardare al nostro cammino con speranza e certezza di liberazione dai demoni dei nostri difetti e dai diavoli del mondo che ci circonda.

La notizia della morte prematura di David Maria Sassoli mi ha fatto subito pensare al libro di Ben Sira, il saggio di Israele. Dio ci ha tolto una grande persona, illustre nel senso biblico, per indicarci a che cosa guardare quando dobbiamo scegliere le nostre guide e, forse, per la nostra circostanza storica, anche il nostro prossimo Presidente della Repubblica.

La moglie Alessandra, alla fine del funerale, si è rivolta al marito, esprimendo la certezza della sua nuova presenza che l’accompagnerà in una modalità tutta speciale: “Il nostro stare insieme ha fatto i conti con l’altro e l’altrove in cui avevi deciso di spendere parte delle tue energie. Ti ho, ti abbiamo, sempre diviso e condiviso con altri… altri luoghi e altri impegni … dividerti e condividerti con altri ha prodotto quella cosa immensa cui stiamo assistendo in queste ore …”.

Spesso Sassoli ha parlato contro la “pandemia dell’indifferenza”, facendo eco agli appelli continui di Papa Francesco. Infatti, come abbiamo scoperto con la sua salita al cielo, era mosso da uno “struggimento per l’altro”, tanto da sacrificare la gioia degli affetti familiari, per una passione più grande. Tutto questo è nato lentamente attraverso l’educazione, prima familiare e poi nell’amicizia profonda con grandi personalità frequentate o conosciute: La Pira, Mazzolari, Turoldo, don Milani, Bachelet… La fede, educata e maturata, e il ricordo, reso familiare, dell’amore di Cristo rende abituale l’amore agli altri ed essenziale l’affetto familiare.

“Il coraggio di dire io, per me, chiama ad una forte responsabilità individuale e collettiva. E alla consapevolezza che noi europei siamo chiamati ad una grande opera di liberazione dell’uomo”.
Ecco il suo segreto: aver sempre fatto i conti, cioè giocato la vita, con l’Altro, con l’A maiuscola.