Dopo avere scritto la vita del comboniano fratel Elio Croce, ho scoperto che un filo rosso legava i miei libri. “La Montagna del Vento” è stato scritto mentre lavoravo nell’ospedale del Beato Giuseppe Ambrosoli in Uganda; “Il Divino nascosto” raccoglie le pillole di missionarietà che spessissimo raccontano di suore, fratelli e padri comboniani che sono (stati) in giro per il mondo. Poi, Padre Tiboni che tanto ha operato in Uganda.
Sento di aver partecipato all’impresa di San Daniele Comboni iniziata nel XIX secolo: “Rigenerare l’Africa con l’Africa”. Una lunga storia di carità, passione e sacrificio.
Il continente che ha visto l’inizio del viaggio dell’Homo sapiens alla conquista del mondo, oggi teatro di grande crescita (non solo demografica) ma anche di conflitti interminabili, rimane inspiegabilmente ignorato. Mentre viviamo la quotidiana angoscia di fronte ai massacri in Terra Santa e in Ucraina, in Africa si stanno consumando tragedie dimenticate. Ogni due ore in Sudan muore un bambino per la guerra civile, mentre nella parte orientale dell’immensa Repubblica Democratica del Congo non cessano le ostilità tra i gruppi armati che da decenni causano danni e lutti: i più giovani non hanno vissuto che guerre, violenze, costantemente in fuga e in pericolo.
La realtà non è mai in bianco e nero, ma, grazie a Dio, è colorata. Anche nel continente nero troviamo tantissimi segni di speranza, come ha ben scritto Federico Rampini nel suo saggio “La speranza africana” o nelle testimonianze di tanti operatori umanitari e dei missionari. Neppure possiamo dimenticare le immense ricchezze naturali dell’Africa (il 30% delle risorse minerarie e il 60% delle terre coltivabili inutilizzate) e la grande vitalità e creatività dei suoi tanti popoli con una età media inferiore ai 20 anni!
Eppure come ricordava Papa Francesco durante la sua visita nella RDC e in Sud Sudan, queste terre, vere gemme del creato, diventano troppo spesso diamanti insanguinati. Questi popoli, queste pietre preziose dell’umanità vanno lavorate, soprattutto attraverso un’educazione che crei soggetti capaci di costruire e affrontare il difficile viaggio della liberazione.
“I prodotti dell’uomo sono la guerra e il viaggio. Il secondo è l’esito della inutilità della prima, un faticoso ritorno a casa“
(Alessandro D’Avenia)
C’è ancora un lungo viaggio da compiere, per ritornare al proprio focolare, alla pace. Eppure la rigenerazione sognata da Daniele Comboni è già iniziata: ci offre e darà risultati che ci sorprenderanno.