L’Associazione “Il sogno di Tsige” di Ivrea porta a conoscenze la difficile situazione che si vive ad Adwa.

“Stiamo disperatamente cercando di far pervenire aiuti ad Adwa in Tygray.

Nel silenzio della comunità internazionale si consumano uccisioni di massa, stupri, pulizia etnica, saccheggi e devastazioni.

Quando tacciono le armi regna un silenzio irreale, angosciante. Neppure il latrare di un cane, il fischio di un uccello, nessun rumore di attività e presenza umana.

Solo il pianto dei bimbi.

I loro singhiozzi sono gli unici suoni che spezzano questo silenzio assordante.

Con urgenza dobbiamo inviare denaro per acquistare grano e farina per il pane da distribuire ad una popolazione dove si muore letteralmente di fame. Grazie dell’aiuto Vi terremo aggiornati”.

Il contributo è detraibile dalle tasse.

I versamenti vanno effettuati: –

A mezzo conto corrente postale IT58E0760101000000086218104

A mezzo bonifico bancario Unicredit Banca

– Ag. di Ivrea IT45T0200830545000041118171

– intestati ad Ass. “Il sogno di Tsige” ODV

– Causale: Sostegno per guerra e povertà assoluta.

CRISI IN TIGRAI: dopo la guerra la fame. Calano i raccolti e migliaia senza cibo

Paolo Lmbruschi

Ospedali chiusi a Macallè per mancanza di medicine, bambini che muoiono in strada di fame. Sono le ultime notizie che filtrano dal Tigrai oscurato e raccontano una «catastrofe umanitaria ignorata», ma con pochi eguali nel pianeta a seguito della guerra civile scoppiata nel novembre 2020. E secondo Save the children la fame si estende anche in Etiopia orientale e sudorientale dove i tassi di malnutrizione sono aumentati vertiginosamente negli ultimi mesi a causa della siccità, del conflitto e degli sfollamenti. Secondo le stime, ne soffrono circa 185.000 bambini etiopi.

Se la tregua in Tigrai dichiarata dal governo centrale del Nobel per la pace 2019 Abiy Ahmed nel marzo scorso riesce a tenere, gli aiuti umanitari da Addis Abeba continuano ad arrivare a singhiozzo nella regione ribelle. Almeno due milioni sono gli sfollati per il conflitto e le agenzie umanitarie stimano di aver inviato aiuti per 800mila persone. Intanto, ribadiscono Fao e Programma alimentare mondiale, la malnutrizione colpisce la maggioranza dei sette milioni di tigrini, considerati dipendenti all’assistenza umanitaria. A causa del conflitto le agenzie internazionali stimano che la produzione di cereali nella regione nord occidentale etiope sia calata del 60% con il conseguente abbattimento dei capi di bestiame per l’impossibilità di sfamarli,. Scenari di miseria estrema dai quali si uscirà, se verrà la pace, almeno tra cinque o sei anni e a patto che cessi anche la siccità e riprenda l’importazione del grano ucraino, il cui blocco ha causato l’aumento dei prezzi alimentari ufficialmente del 30% in tutta l’Etiopia. La situazione sanitaria resta drammatica anche nella regione dell’Afar, confinante con il Tigrai. dove lo scorso autunno è passata la controffensiva delle forze di difesa tigrine che per vendicare le distruzioni e le stragi di massa dai civili da parte dell’esercito federale degli alleati eritrei, afar e amhara hanno distrutto il 90% delle strutture sanitarie e compiuto massacri.

Mancano ancora accordi di pace, anche se il governo federale etiope ha istituito un comitato per negoziare con il fronte popolare di liberazione del Tigrai ( Tplf) guidato dal vicepremier Demeke Mekonnen. Il Tplf ha riferito di essere pronto a inviare una delegazione per negoziare un accordo senza precondizioni a Nairobi con la mediazione del governo del Kenya. Uno dei temi più spinosi sarà il Tigrai occidentale, conteso dagli amhara – alleati di ferro dell’oromo Abiy – che lo hanno occupato e dove continuerebbero in operazioni di pulizia etnica e crimini contro l’umanità, come denunciato da un rapporto congiunto di Amnesty International e Human rights watch lo scorso 6 aprile.

Una pace con i tigrini scontenterebbe anche il dittatore eritreo Isaias Afewerki, alleato di Abiy, le cui truppe al confine si sono già scontrate le settimane scorse con le forze regionali del Tigrai. Il rapporto sui diritti umani in Eritrea presentato lo scorso 13 giugno all’Onu denuncia un peggioramento della situazione nell’ex colonia italiana, con reclutamenti di massa anche di minori in retate casa per casa per inviare a forza nuove reclute a combattere.

Nella regione settentrionale, nonostante la tregua affluiscono ancora a singhiozzo i pochi aiuti alimentari «È una catastrofe umanitaria ignorata».

La situazione sanitaria rimane drammatica anche nell’Afar

Da sapere

Un conflitto più profondo

La guerra del Tigrai è iniziata il 4 novembre 2020 in Etiopia.

Vede come schieramenti il Fronte popolare di liberazione del Tigrai e il governo federale etiope di Abiy Ahmed. Il conflitto è esploso per presunti attacchi delle milizie del Fronte tigrino contro caserme governative nel nord. Di fatto lo scontro è ben più profondo. Da marzo sembra reggere una tregua umanitaria che dovrebbe favorire le trattative

L’intero Paese paga le conseguenze dei combattimenti 90% la quota delle strutture sanitarie devastate dalla guerra nelle regioni settentrionali dell’Etiopia 185.000 i bambini etiopi che soffrono di malnutrizione solo nella regione orientale e sudorientale 60% il crollo della produzione di cereali nella regione nord occidentale etiope.