La politica estera continua a dividere il Governo Meloni (e anche l’opposizione): sulla fornitura di armi a Kiev un contrasto forte si è registrato tra Fratelli d’Italia da un lato, Lega e Forzisti dall’altro.
Con due interviste parallele, al “Corriere” e ad “Avvenire”, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il presidente dei senatori del Carroccio Massimilianto Romeo hanno espresso tesi opposte. Per Crosetto, che ha avuto un durissimo scontro col numero due del Cremlino Medvedev, “l’Operazione militare speciale di Putin era conquistare l’intera Ucraina e portare i carri armati ai confini dell’Europa”. Se questo avvenisse saremmo – secondo il ministro – alla terza guerra mondiale. Ora “alcune nazioni hanno deciso di fornire carri, su richiesta ucraina, perché si prepara un attacco russo su larga scala… La Russia impiegherà i 300mila soldati che sta addestrando. Un attacco così sproporzionato che se l’Ucraina non ricevesse aiuti potrebbe soccombere”.
Il Carroccio invece invoca: “basta pensiero unico sulla guerra, nella maggioranza si apra una riflessione”. Per Romeo “con l’invio di queste nuove armi si è passato dal sostegno alla resistenza dell’Ucraina all’appoggio a una controffensiva che ha l’obiettivo di riconquistare le terre perdute sino alla Crimea. I russi non ci staranno mai ad una cosa del genere, di fronte al rischio che ne escano umiliati, davvero si avvicinerebbe la guerra mondiale e nucleare”.
Se Sparta piange, Atene non ride: nell’opposizione il Pd di Letta è fermamente schierato con Kiev, con la necessità di difenderlo dall’aggressore russo, mentre Conte ha posto i Pentastellati sulla linea neutralista sempre sostenuta da Beppe Grillo, abbandonando l’iniziale sostegno all’Ucraina. In un dibattito così complesso si è ora inserita una nota, stonata, sulla presenza in video di Zelensky al Festival di Sanremo: Salvini da destra e Conte da sinistra, guidano gli oppositori; l’onorevole Casini, ironicamente, ha proposto per “par condicio” di invitare anche Putin. La premier Meloni, per compattare la maggioranza, ha annunciato una prossima visita di solidarietà a Kiev, nella linea della fedeltà atlantica.
Nel confronto politico su un tema così delicato e drammatico manca tuttavia la ricerca di spazi concreti per la pace e la trattativa, come invoca incessantemente Papa Francesco, pur solidale con il “martoriato popolo ucraino”: non occorre rassegnarci ad un conflitto ineluttabile, ad una guerra di logoramento che – secondo fonti vicine ai servizi Usa – potrebbe durare ancora uno-due anni. Un’eternità, una strage intollerabile nel cuore dell’Europa.
Per restare ai dissensi nella maggioranza va segnalata a Montecitorio la sconfessione del numero due di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, da parte del vice-presidente della Camera Giorgio Mulè (Forzista), e del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il vice della Meloni ha accusato di collusioni con la mafia e i terroristi tre parlamentari del Pd (tra cui l’ex ministro della Giustizia Orlando) per la visita in carcere all’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da settimane contro l’art. 41bis. Nordio e Mulè hanno ricordato il diritto costituzionale dei parlamentari di visitare i detenuti per ragioni umanitarie (rischia la vita).
Infine va registrata una novità nel dibattito per le primarie del Pd: abbandonando la minaccia di scissione avanzata dall’on. Castagnetti, la maggioranza dei Popolari, con l’ex ministro Delrio e l’on. Lepri, ha scelto Torino (Sermig) per un incontro di sostegno alla candidatura a segretario del presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, su una linea riformista, di priorità ai temi sociali, lontana dalle scelte della campagna elettorale di Letta e, adesso, di Elly Schlein, improntata su tematiche radicali.
L’adesione è stata resa possibile dalla decisione della direzione dem di ritenere ancora validi gli accordi programmatici del 2007, anno fondativo con la convergenza della Margherita e dei Ds. In altre parole: nessun taglio delle radici. In precedenza Gianni Cuperlo, sinistra pd, aveva sottolineato il contributo determinante della componente popolare. A Torino sono state indicate alcune priorità: lavoro e sviluppo, famiglia, terzo settore, immigrazione, con una linea di solidarietà che rifiuti la pratica dei blocchi, del respingimento degli “scarti umani”.