Chi ha la ventura (o sventura) di avere un sottotetto saprà di cosa sto parlando. Non a caso la surreale udienza del funzionario di banca Josef K. a Praga ne “Il processo” di Kafka avviene in un sottotetto. I vecchi testi di medicina e filosofia ammassati nel sottotetto del villino in “Espiazione”, romanzo di Ian McEwan, sono un altro esempio letterario di utilizzo di questa parte della casa.

Il sottotetto può essere pericoloso? Sì. Restare troppo in quel luogo può portare ad azioni gravissime: è probabile che se non avesse abitato in affitto nel claustrofobico sottotetto di un palazzo, le cui scale lo costringevano a incrociare la padrona di casa residente al piano inferiore, il Raskol’nikov di “Delitto e castigo” di Fyodor Dostoevsky, non avrebbe mai ucciso la vecchia usuraia a colpi d’accetta.

Non ho trovato (per ora) in letteratura descrizioni di sottotetti piemontesi con “pavimento a botte”, superficie che è una tortura infernale per i piedi e le caviglie. Stare in equilibrio spostando scatoloni impolverati è davvero impresa difficile: cerchi di calpestare l’apice che è meno curvo, una superficie polare accettabile, ma poi tocca spostarsi sulla parte curva. Nel farlo, oscillo paurosamente nella costante paura di cadere insieme allo scatolone che ho arraffato, sento già il dolore alle caviglie che aumenta e la semioscurità fa il resto.

Finita questa operazione che mi ha tenuto nel sottotetto parecchie ore, ho cercato di dimenticare l’esperienza rituffandomi nella città del post-carnevale che odora ancora di spremuta d’arancia, riconquistando piacere di calpestare superfici comunque piane. All’autoradio imperversa il dibattito sulle micro polveri dell’inquinamento in Pianura Padana: apprendo che a Milano ormai si va verso la filtrazione dell’aria per gli appartamenti.

Staremo chiusi in casa per respirare aria filtrata e riprenderemo le rogazioni per invocare la pioggia per “lavare” questa brutta aria che tira. Il nuovo tormentone è questo: “La Pianura Padana è tra le zone più inquinate d’Europa: come mai e cosa c’è nell’aria?”.

Già quando ero ragazzo se ne parlava: il 20 gennaio 1978, all’interno dello spettacolo televisivo “Portobello” condotto dal mitico Enzo Tortora, si presentò tal Piero Diacono, tranviere milanese (non a caso), che propose di spianare il colle del Turchino per diminuire la formazione della nebbia in Pianura Padana. Praticamente voleva togliere un tappo a quel catino che è la Pianura Padana chiusa su tre lati dalle Alpi e aperta brevemente sul Mar Adriatico, così da creare una corrente d’aria per svuotare il ristagno.

Chissà che quella proposta torni in auge. Tra l’altro un Paolo Diacono visse tra il 720 e il 799 e scrisse la “Historia langobardorum”, in cui narra, fra mito e storia, le vicende del suo popolo, dalla partenza dalla Scandinavia all’arrivo in Italia fino al regno di Liutprando. Forse che ci toccherà ri-emigrare in Scandinavia per ritrovare un’aria più pulita?