Si avvicina l’ora della fine delle scuole: poco più di un mese e un altro anno scolastico sarà andato. Sale la febbre da preparazione per la maturità, come sale l’ansia per le ultime decisive interrogazioni e verifiche in classe. Gli animi sono più compatti verso le proprie responsabilità.
Tra gli studenti c’è chi ostenta sicurezza o un immutato animo tranquillo, ma chissà cosa cova sotto quei giovani animi quieti. Altri sono più agitati, altri ancora appaio invece rassegnati.
Insomma si avvicina la prima grande prova dei nostri giovani. Nella pausa pranzo libri, tablet e cellulari prendono il posto delle cibarie nei luoghi deputati delle aule. Si studia in velocità, si cerca di recuperare il tempo perduto.
Dal mio osservatorio li si vede più concentrati e un pochino meno scherzosi del solito, attenti a cogliere ogni minima informazione che giri a scuola, attenti ad essere preparati per gli scrutini e le prove d’esame. Un tempo sospeso nell’autunno infinito di questa primavera dai colori ad acqua.
Eppure sono lì che vanno e vengono da ogni dove del Canavese, ogni giorno a raggiungere le scuole che fanno di Ivrea la tappa intermedia di un percorso di studi che proseguirà per quasi tutti in altre città. Città ove replicheranno sentimenti di attesa e di aspettativa volta ad un ulteriore traguardo.
Perché davvero “gli esami non finiscono mai”: i diversamente-giovani, i “maturi” da tempo, hanno ormai capito da un bel pezzo che non si tratta di una battuta.