(Graziella Cortese)
Come nelle migliori tradizioni, tutto ha inizio con una festa di famiglia. È estate e a Palermo si festeggia la patrona, Santa Rosalia, la celebrazione rivive in un tripudio di fuochi d’artificio… Si mangia insieme, si beve. Cosa c’è di meglio di una bella foto ricordo per l’occasione? Un sorriso e l’obiettivo può immortalare i convenuti, che sono personaggi del calibro di Totò Riina, Pippo Calò, Salvatore Contorno, Tommaso Buscetta.
All’inizio degli anni ’80 la città siciliana è la capitale del traffico di droga, le famiglie mafiose più importanti hanno in corso una vera e propria guerra per il potere: ma la smania di denaro rende i Corleonesi sempre più violenti e feroci; Buscetta, che si definisce un “soldato semplice” nella rigida gerarchia piramidale di Cosa Nostra, comincia a sentire un odore di marcio e di pericolo, teme per i suoi figli e la sua famiglia, così decide di partire per il Sud America.
La pellicola di Bellocchio descrive la storia del primo super pentito di mafia, un uomo che fin da subito ci appare come un personaggio complesso: all’interno di un clan composto per lo più da famiglie contadine, egli si distingue come uomo d’altri tempi, colto e legato a un ideale antico che prescinde dal giudizio etico. Il regista non intende certo creare un “eroe”, ma rappresentare le contraddizioni di chi è capace di crimini efferati come di collaborare fianco a fianco con Giovanni Falcone.
È mirabile la ricostruzione scenica dell’aula bunker del maxi-processo contro la mafia, una serie di sequenze serratissime con la recitazione scandita minuto per minuto da parte di un gruppo di ottimi interpreti.
La capacità di Favino di immedesimarsi nel ruolo è straordinaria, peccato non ci siano stati premi dalla giuria di Cannes, nonostante i lunghi applausi. Ma l’attore romano avrà modo di dimostrare ancora bravura e impegno civile, poiché lo troveremo presto trasformato nei panni di Bettino Craxi nel nuovo film di Gianni Amelio.