L’evangelista Giovanni, ci riporta ai “discorsi di addio” di Gesù, pronunciati al termine dell’ultima cena con i suoi discepoli. Gesù coglie il loro stato d’animo, e li rincuora: “Non sia turbato il vostro cuore … abbiate fede in Dio, e anche in me. Vado e tornerò a voi”. Gesù riprende la sua predicazione ai discepoli, lo fa attraverso una immagine, più volte presente nell’Antico Testamento, quello della vite/vigna. Isaia (5,1-7) ci descrive una scena riposante di lavoro e di amore di un contadino, per la sua terra. Ancora Isaia (27, 2-3), ha per la sua vigna, un amore profondo, la innaffia… la custodisce notte e giorno. Ezechiele (15, 1-8), fà della vite una “parabola”, ne ricorda la fragilità, senza la sua linfa (vitale) è solo legna da ardere. Con il Salmo 80 (9-17), la vigna, diventa un simbolo di rinascita per la storia di Israele, del popolo eletto.
Gesù dà continuità a questo tema in modo diretto: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. In queste raccomandazioni, si delinea il rapporto di comunione che intercorre fra Gesù, i discepoli e i credenti di sempre: “Il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane unito alla vite, così neppure voi se non rimanete in me”. Questa unione produrrà molti frutti.
Gesù mette poi in guardia i suoi discepoli: “Senza di me non potete fare nulla”; se invece “rimanete in me”, si realizzerà il progetto del Padre (“…le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, e diventiate miei discepoli”).
L’accento cade sul vincolo profondo destinato a unire, nel tempo, i fedeli di sempre al loro Signore, come Gesù è unito al Padre. Si ripropone così il comandamento dell’amore, sul modello di Gesù (“come io vi ho amati”). Questo è il legame di Gesù con i suoi discepoli, un rapporto di amicizia, gioioso e intimo, non da servi o sudditi timorosi, ma da amici: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Questa è dunque la “buona novella”: “Amatevi gli uni e gli altri”.
Ezio Actis Perino