10 marzo 2019
Domenica I di Quaresima, Lc 4,1-13
La quaresima è iniziata, nuovo tempo di grazia che prende l’avvio direttamente da quanto sembra ostacolare il percorso spirituale verso la terra promessa.
Quaranta giorni, tempo preciso in cui Tu, Dio nascosto nella carne, mi insegni l’essenziale, sei risposta con cui combattere il persecutore della luce. Le tentazioni, deserto antico, sono abbagli, false promesse che nascondono trappole. Digiuno, elemosina e preghiera guariscono l’aridità perché è la tua verità di Maestro fatto cibo, misericordia, elevazione; sono vigore di gioia profonda perché portano ad una genuina intimità con Te.
La tentazione del pane, del possesso e della religione raggiungono anche a me, che dal Giordano del mio battesimo mi ritrovo nell’estesa solitudine del nulla.
Quel ladro esperto conoscitore delle Scritture ha osato suggerirti di trasformare un bisogno materiale in sazietà.
Tu solo, vero pane di vita eterna, puoi dare svolte diverse a qualsiasi mio appetito e fame, e trasformare il digiuno in sapienza, in una salutare attenzione a pienezza che non passa. Soddisfatto il bisogno materiale non è soddisfatto tutto, sei Tu che nutri nel profondo.
Precipitato dal cielo, cosa può promettere il solito menzognero? Il possesso, il potere, il prestigio sono una fatale attrattiva per chi non ti riconosce come prezioso tesoro della propria esistenza; è facile prostrarsi, piegarsi all’inganno di forze e sicurezze che raccontano invece debolezza, vita viziata dallo spirito del mondo. La vera autorità è invece da intendersi come servizio, come hai fatto l’ultima sera della tua vita terrena: il Padre ti aveva dato tutto nelle mani… e Tu, deposte le vesti, ti cingesti i fianchi con un asciugamano e come un servo incominciasti a lavare i piedi ai tuoi discepoli. Ho ricevuto questa ricchezza di Te, non posso lasciarmi abbagliare dai regni su cui il sole tramonta tanto presto!
La religione è il legame con l’Assoluto. Il rischio è l’idolatria, rendere assoluto ciò che non lo è.
La vittoria sul tentativo di manovrare Dio, di usarlo, è l’umile preghiera nel segreto della propria stanza interiore, con un atteggiamento che è il contrario dell’essere sul pinnacolo del tempio. E mentre piego le ginocchia e mi abbasso penso a te elevato da terra, sulla Croce, la vera vertigine dell’Amore che sei. Il «ricordati che sei polvere…» del Mercoledì delle Ceneri è il confortante invito a ritornare docile argilla per essere riplasmato, rinnovato, segno della tua bellezza. È il mio esodo, il cammino di allontanamento dalla schiavitù, sempre più libero di riconoscerti mia salvezza. Non hai ceduto alla richiesta di trasformare le pietre in pane, ma cambia la mia durezza di cuore in quella mitezza e umiltà che mi aiutano a riconoscerti ed a seguirti meglio in tutte le situazioni.
Educami nel farmi tutto a tutti evitando il rumore dell’ipocrisia, dell’esibizionismo.
Tu mi doni sempre tutto te stesso … non hai mai alzato la voce nelle piazze e ti sei fatto ultimo.
Mentre le folle ti cercavano per i miracoli, tu preferivi ritirarti in disparte per pregare.
Fa’ che anch’io possa cercare questo cielo, lontano dall’esaltazione, dall’illusione.
Questo Vangelo è ambientato nel deserto e, vissuto, conduce al giardino della risurrezione.