La Bibbia testimonia la Rivelazione storica della salvezza di Dio: proprio per questo motivo siamo soliti parlare di “storia della salvezza”. Siamo portati naturalmente a comprendere in questa definizione eventi e parole di grazia che, gradualmente, hanno portato alla pienezza della Rivelazione di Dio nella Pasqua del suo Figlio Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza.
In realtà, la storia è fatta anche di geografia: il Figlio di Dio non è diventato uomo in senso figurato ma reale.

Si è inserito nella storia di fede già vissuta dal popolo di Israele, che aspettava un Messia, il definitivo liberatore, sul quale si riversavano le attese più disparate, coltivate nei secoli precedenti. La storia di un popolo è legata a luoghi che parlano in se stessi: un linguaggio geografico potente, talora più incisivo delle parole che potrebbero commentare fatti ed eventi.

In questa prima domenica di Quaresima, l’evangelista Luca ci presenta il deserto, primo luogo dove Gesù, appena ricevuta l’unzione dello Spirito Santo nel battesimo, viene guidato dallo stesso Spirito per dimorare quaranta giorni in totale solitudine, sotto il peso della prova, sintetizzata nella triplice tentazione suggerita dal demonio. Colpisce innanzitutto l’insistenza con cui l’evangelista Luca sottolinea che il regista di questo pellegrinaggio nel deserto è lo Spirito Santo: è proprio lui che immette Gesù in quest’esperienza, mostrandogli che quel deserto non è un luogo casuale, ma è la terra di un’ulteriore tappa di rivelazione.

Gesù che nel battesimo appena ricevuto era stato proclamato Figlio prediletto del Padre, ora mostra la sua solidarietà col destino del popolo di Israele, che nel deserto aveva camminato per quarant’anni. Si misura con le stesse tentazioni che il popolo (rileggiamo il libro dell’Esodo) aveva sperimentato dopo la fuga dall’Egitto verso la terra promessa.

La mancanza di fiducia in Dio, la ricerca spasmodica delle prove della sua Provvidenza, la tentazione di costruire in autonomia il proprio destino: il demonio tenta in molti modi, che nella storia si ripetono sempre, pure in forme e situazioni diverse.

Alla luce del messaggio evangelico della domenica, viene chiesto a noi credenti di lasciarci guidare dallo Spirito Santo in questo deserto quaresimale: la Quaresima non è opera nostra, bensì un tempo che Dio ci regala e un deserto interiore dove dobbiamo lasciarci spingere dallo Spirito per riascoltare le domande più profonde e ritrovare le risposte di salvezza da Gesù.

Lc 4,1-13

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». 

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti
prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».

Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.