II Domenica del Tempo Ordinario (ANNO C)
Le Nozze di Cana: la “terza Epifania” di Gesù
Il Vangelo di questa domenica conclude le cosiddette “tre Epifanie” e cioè la manifestazione di Gesù ai Magi, quella alla folla in occasione del Suo Battesimo e infine quella delle “Nozze di Cana” dove si fa conoscere ai commensali del banchetto. Ai tempi di Gesù, così come in generale nell’antichità (si pensi agli Etruschi e ai Romani), la cerimonia delle nozze aveva una durata di più giorni e si svolgeva in un clima di gioia e di condivisione. I banchetti erano ricchi, le famiglie degli sposi impegnavano molte delle loro risorse economiche perché la festa riuscisse al meglio e rimanesse nella memoria di tutti.
Anche oggi una festa di nozze si svolge in un’atmosfera di convivialità che si comunica anche tra persone mai incontrate prima, come se la festosità generale invitasse alla reciproca conoscenza.
Lo stesso avviene a Cana, villaggio della Galilea vicino a Nazareth dove abitavano Gesù e la sua famiglia, che evidentemente conoscevano gli sposi. Maria e Gesù con i discepoli, sono tra gli invitati e partecipano al banchetto. Ad un certo punto, si può pensare tra una portata e l’altra, o magari tra un brindisi e l’altro, viene a mancare il vino, simbolo per eccellenza di ogni festa. Possiamo immaginare il senso di smarrimento generale al quale pone rimedio Maria che, con intuito e con una decisione immediata, sussurra al figlio: “Non hanno più vino”.
In un primo momento, Gesù sembra non dare risposta alla implicita richiesta della madre; poi si mostra più arrendevole tanto che dà ordini al responsabile del banchetto di far portare delle anfore piene d’acqua. Prima di offrirne il contenuto agli invitati, il responsabile stesso assaggia l’acqua tramutata in vino e, con lo sposo, si meraviglia della bontà di quel vino che, come di consuetudine, per la sua qualità superiore avrebbe dovuto essere servito all’inizio della festa
Nel banchetto di Cana, Gesù non si espone: ha accolto l’invito della madre, che è consapevole della divinità del Figlio, nonostante Lui stesso le avesse detto “Non è ancora giunta la mia ora”. In questo brevissimo dialogo emerge la grandezza di Maria, che è una madre speciale e che con il Figlio avrà sempre un rapporto altrettanto speciale. La sua figura si delinea come mediatrice tra Dio e gli uomini: questo suo ruolo farà sì che, nel corso del tempo, la cristianità tutta inizierà a venerarla in Santuari famosi così come nelle cappelle di villaggi sperduti.
Il miracolo di Cana è il primo dei “segni” compiuti da Gesù; l’espressione ”miracolo” non è presente nel testo dell’evangelista Luca, ma i discepoli per primi riconoscono l’eccezionalità di questo fatto ed iniziano a credere in Lui.
La lettura di questo Vangelo ci invita a riflettere su come Gesù, con questo miracolo non abbia voluto compromettere il clima festoso del banchetto e, soprattutto, abbia voluto manifestare la sua sollecitudine e il suo amore per gli uomini. Con questa certezza dobbiamo abbandonarci alla sua volontà, fiduciosi della sua presenza anche nei momenti più difficili e tormentati delle nostre vite.
luisa martinoli