XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo
(Elisa Moro)
“Non abbiate paura!”. Risuona, preciso e penetrante, per ben tre volte, questo invito, nella XII domenica del Tempo Ordinario, con la ripresa della lettura corsiva del Vangelo di Matteo, nel capitolo decimo, dedicato alla missione dei discepoli nel mondo.
Il Signore esige di superare la paura, quell’emozione di incertezza – quanto mai attuale in questi ultimi tempi – di segreta insicurezza del cuore dell’uomo, che minaccia il controllo della nostra esistenza sicura e che genera incontrollabili “mostri”, ombre oscure, a cui, quanto più si attribuisce importanza, tanto più essi crescono di volume.
La saggezza delle architetture religiose medioevali, compendio del vissuto di generazioni di uomini di quell’epoca, come di tutte le epoche, ha rappresentato le paure più umane, come quella della morte, della sofferenza, anche spirituale, attraverso animali mostruosi sulle facciate di chiese e cattedrali: felini, buoi, animali fantastici e pericolosi, sirene.
Attraverso il gesto del corpo del fedele, che varca la soglia della Chiesa, si superano e si “gettano alle spalle” (Is. 38,17) queste paure, le “bestie” che angustiano il discepolo nella sequela del Maestro, per l’incontro con Colui che è liberazione assoluta e che si fa carico di tutte le nostre sofferenze sul legno della Croce.
Nel superare l’ora tenebrosa dei limiti umani, Gesù svela la via della libertà: “l’abbandono confidente” (Is. 30,15) nel Padre è la vera forza; la certezza che Lui reputa ogni anima suo tesoro personale: “Come possiamo essere una piccola cosa, se siamo un tesoro per te?” (S. Bernardo di Chiaravalle) e ancora: “L’amore di Dio arriva a preparare i dettagli… Ora c’è solo l’abbandono che mi guida, non ho altra bussola” (S. Teresa di Lisieux).
La libertà dell’amore di Dio porta a “riconoscere”, al conoscere con occhi nuovi, Gesù come il Signore, fino a testimoniarlo nel quotidiano, nella Sua costante vicinanza: “Mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre” (Sal 52,10).