(Graziella Cortese)
Sono nati nello stesso anno, 1920, Alberto Sordi e Franca Valeri; e mentre dell’attore romano si sono ricordati i numerosi film con passaggi televisivi e tributi a Cinecittà, la signora Valeri 100 anni li ha compiuti davvero, qualche giorno fa.
Interprete fuori dal comune, intelligente ed ironica, Franca Valeri ha rappresentato l’innovazione di una comicità al femminile all’interno di un difficile mondo pieno di stereotipi, praticamente sola.
Milano fine anni ’50. Elvira Almiraghi è una donna molto ricca e abile negli affari, mentre il marito Alberto Nardi è un uomo spesso incapace, ma che ostenta in pubblico megalomania e grandi sicurezze; la coppia vive all’interno della Torre Velasca, il grattacielo di Milano. Nardi si occupa di una ditta che produce ascensori ed è perennemente indebitato: non riesce a pagare gli stipendi agli operai, ma questo non gli impedisce di condurre un’esistenza al di sopra delle sue possibilità.
La moglie, in segno di disprezzo, lo chiama “cretinetti” e si rifiuta di prestargli ulteriore denaro. Quando un giorno il giornale comunica la scomparsa di Elvira in un tragico incidente ferroviario, Alberto si ritrova erede di una fortuna e sgravato dal peso di una moglie acida e in perenne conflitto con lui stesso. Ma le apparenze ingannano…
Siamo nell’Italia del boom economico, e il regista Dino Risi descrive una società per molti versi incapace di provare sentimenti e affetti veri, ma dedita quasi totalmente agli interessi economici. Alberto Sordi è sempre a suo agio nell’interpretare i vizi all’italiana e ce ne offre anche qui un’ottima rappresentazione.
C’è stato un remake nel 2013 (“Aspirante vedovo” con Luciana Littizzetto e Fabio De Luigi, film riproposto qualche sera fa in tv e di cui, francamente, avremmo potuto fare a meno).
Nella speranza di rivederci a settembre con un ritorno al cinema vero e alle anteprime, possiamo salutarci con una frase di Franca Valeri: “Il fatto è che per rimpiangere la felicità, ce ne vorrebbe dell’altra”.