(Editoriale)

Su queste pagine abbiamo in passato già espresso le nostre preoccupazioni in merito alla denatalità. I dati delle recentissime statistiche ci obbligano in qualche modo a riprendere l’argomento nella sua drammaticità umana con la quale si presenta, e per le ripercussioni future che avrà. Tali da far dire agli esperti che solo l’immigrazione ci salverà.

Ovviamente c’è chi fa fatica anche solo a credere alla denatalità e a quanto sia grave che non si facciano più figli, chi cerca i colpevoli, chi cerca soluzioni e chi spera di non dover dare ragione a coloro che affermano che saranno gli stranieri a ringiovanire il nostro Paese e a pagare le pensioni di tanti vecchi. Minime da record per le nascite – 449mila, ovvero circa 9mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017, in caduta libera e irreversibile – mentre sale l’aspettativa di vita; moriamo ancora più vecchi; i decessi stimati nel 2018 sono stati 636 mila cioè 13mila in meno rispetto al 2017 con un -2,1%.

Al 1° gennaio 2019 eravamo 60 milioni e 391mila. In aumento gli stranieri – non per forza tutti immigrati con i barconi via Lampedusa –, sono 5 milioni e 234 mila, per un +17,4 per mille, e rappresentano l’8,7% della popolazione totale. L’età media al parto continua a crescere toccando per la prima volta la soglia dei 32 anni e il numero medio di figli per donna è 1,32. Le politiche – ammesso che ce ne siano veramente – per far ritornare la voglia di fare figli alle famiglie italiane non sortiscono nessun effetto. In ogni caso ce ne freghiamo altamente delle cause, e lo stesso facciamo per le conseguenze. Abbiamo paura dell’immigrazione (ricordate le fette di salame dell’editoriale della settimana scorsa?) mentre dovremmo essere terrificati dal vuoto demografico. Siamo in recessione demografica.

In questo contesto italiano – e non solo – che non potrà non guardare oltre il Mediterraneo, visto che tutta l’Europa è più o meno vecchia allo stesso modo, fa specie leggere il bando della Regione Lombardia che in casa altrui (per la serie aiutiamoli a casa loro) vuole finanziare politiche contraccettive per disinnescare quella che chiama “la bomba demografica” nei Paesi poveri. Più o meno la pianificazione familiare con ampia diffusione di contraccettivi, che se sono ovviamente meglio dell’aborto, in molti casi e per tante e tali variabili che esistono in quei Paesi, hanno anche un “potenziale abortivo”.

E’ incredibile pensare che una Regione come la Lombardia a trazione leghista – ma non solo per questo motivo – pensi di risolvere l’arretratezza e le limitate risorse dei Paesi soprattutto africani non con progetti di sviluppo, formazione, implementazione del lavoro femminile, salute e sicurezza della donna sempre, ma ancor di più in gravidanza e nel momento del parto, di educazione e assistenza sanitaria di base, tanto per fare qualche esempio.

Il quotidiano Avvenire, in merito, ha scritto che “la risposta alla povertà e al sottosviluppo non è la riduzione delle bocche da sfamare, ma la crescita progressiva e solida della società e dell’economia locali” che adeguatamente applicate qui da noi potrebbero essere anche la soluzione per invogliare a fare più figli. Che paradosso, ragazzi!