(Ferdinando Zorzi)
La festa di nozze, pure in tempi di calo dei matrimoni, resta uno dei momenti più attesi, preparati, emozionanti e ricordati di tutta la vita. Così carico di significati e attrattivo da essere, al giorno d’oggi, persino spettacolarizzato nei programmi televisivi. Impossibile dimenticare la propria festa di nozze, nonché quelle delle persone più care, e con esse uno degli elementi fondanti dell’evento: gli invitati, le persone chiamate a condividere una grande gioia.
A distanza di anni, anche grazie alle fotografie, si ripensa a chi c’era, chi non c’era, chi aveva declinato l’invito, chi poi non l’aveva ricambiato nel momento di sposarsi a sua volta; si guarda al modo in cui ciascuno era vestito, commentandone il gusto e l’opportunità.
La festa di nozze della parabola di questa domenica è particolare: anzitutto è una cerimonia regale, con un grande banchetto preparato per l’occasione; ma gli invitati prescelti non vogliono venire e, se manca la volontà nei partecipanti, non c’è la base per proseguire nel modo giusto.
Qualcuno si sente importunato, altri arrivano ad insultare e perfino ad uccidere i servi del re, che si indigna e li punisce in modo drastico. Va meglio con il secondo gruppo di invitati, eterogeneo, numeroso e, immaginiamo, variopinto: la sala si riempie finalmente di commensali, ma non tutti quelli che sono entrati possono godere della festa fino in fondo, poiché serve l’abito nuziale, quello delle grandi occasioni.
L’ammonizione evangelica, severa e concreta, parla ancora una volta alla nostra volontà e al libero arbitrio: siamo fra i molti chiamati dalla Parola del Signore, ma essere fra i pochi eletti dipende dalla nostra risposta all’invito nuziale e da quanto ci rivestiremo di virtù per partecipare alla Sua mensa regale.
Mt 22,1-10 (forma breve)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”.
Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali».