di Daniele Luchetti
paese: Italia, 2018
genere: commedia
interpreti: Marco Giallini, Elio Germano,
Eleonora Danco, Francesco Gheghi
durata: 1 ora e 37 minuti
giudizio: interessante
Per parlare di Silvio Berlusconi, ci sarà tempo dopo l’uscita del nuovo e atteso film di Paolo Sorrentino. Ma un “fantasma” aleggia nelle sale cinematografiche, poiché lo stesso Luchetti ha rivelato di essersi ispirato a un evento di politica e cronaca locali, anche se poi la sceneggiatura ha preso strade diverse. La canzone “Ho visto un re” di Enzo Jannacci introduce i titoli di testa…
Il signor Numa Tempesta, che possiede un nome così evocativo, è un imprenditore facoltoso, faccendiere azzimato e perennemente intento a fare soldi; sta per intraprendere un importante progetto immobiliare in Kazakistan quando il gruppo di avvocati al suo seguito lo informa di una vecchia condanna per frode fiscale del 2012: non dovrà scontare la pena in carcere ma prestando aiuto presso un centro sociale di accoglienza per senzatetto e immigrati.
Hanno inizio così le difficili avventure all’interno della struttura, senza passaporto e senza telefonino, alle prese con la pulizia dei bagni nonché dei poveri ospiti… un luogo dove Numa non potrà avere delle amicizie, ma fare qualche conoscenza del mondo degli emarginati (come con il giovane Bruno, senza lavoro e con figliolo a carico). Tralasciando falsi buonismi, la storia prende una piega più cinica, poiché tutti si lasciano coinvolgere dall’abile finanziere, e imparano presto a salvare la pelle grazie a trucchetti, elargizioni di denaro e a qualche azzeccata bugia.
E alla fine pare quasi più empatico proprio il personaggio di Tempesta che, a dispetto degli alberghi lussuosi e della compagnia femminile a pagamento, è un uomo irrimediabilmente solo. Ripercorrendo gli insegnamenti di Monicelli o De Sica, il regista elenca vizi e virtù immaginando una commedia all’italiana ritrovata.
Il tentativo non è perfettamente riuscito poiché quell’Italia non esiste più e oggi la commedia di Vittorio Gassman e Alberto Sordi non può essere riprodotta con la stessa ironia: nell’epoca attuale siamo diventati consapevoli, conservando al limite una disillusa amarezza.
Graziella Cortese