(elisa moro) – Un Duomo di Ivrea gremito di sacerdoti, religiosi e religiose, e fedeli, molti dei quali giovani, in un clima di intensa preghiera e di raccoglimento, ma anche di profonda gratitudine verso il Vescovo Edoardo per i suoi dodici anni di fecondo ministero episcopale in Diocesi.
Presenti anche molti Amministratori pubblici, per tutti citiamo il Vice Sindaco di Ivrea, Patrizia Dal Santo.
Questa l’apertura solenne dell’Anno Santo in Diocesi, avvenuta domenica 29 dicembre, partendo in processione dal vicino Tempio dell’Immacolata dei Miracoli alle 16.30 per poi giungere in Cattedrale, dove è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dall’Amministratore Apostolico Mons. Edoardo Aldo Cerrato.
Già alle 14,30 circa un centinaio di giovani sono partiti dalla chiesa parrocchiale del Sacro Cuore, guidati dal Parroco e responsabile della Pastorale Giovanile, Don Davide Rossetto, per raggiungere in processione – circa 2 chilometri e mezzo – il Tempio dell’Immacolata.
Alla testa del gruppo, che lungo il tragitto ha pregato il Santo Rosario, la croce recante l’effige del Cristo, già esposta in occasione delle Giornate della Gioventù diocesane.
I giovani si sono uniti, all’ingresso del tempio, a laici e religiosi, oltre che alla sessantina, fra sacerdoti e diaconi, che hanno preceduto l’incedere del Vescovo.
“Per tutti possa essere un momento d’incontro vivo e personale con il Signore Gesù, porta di salvezza. Possa il Giubileo essere occasione per tutti di rianimare la speranza. Lasciamoci attrarre da essa e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano”.
Sono risuonate le parole della Bolla di indizione del Giubileo, “Spes non confundit”, emanata da Papa Francesco, che ha segnato l’inizio della Liturgia solenne e della Processione verso il Duomo.
Proprio nel “segno” fisico del mettersi in cammino, del farsi “pellegrini di speranza” – tema del Giubileo stesso – in una dinamica di apertura al cambiamento e alla conversione del cuore, la Croce, sorretta da alcuni giovani, è diventata la guida, l’ancora della vera speranza che conduce alla salvezza, il “vessillo del Re”, parafrasando l’antico Inno gregoriano “Vexilla Regis”.
L’Anno Santo è un’immersione in questa dimensione di essenzialità, di riscoperta dell’autentico tesoro, che conduce ogni credente a compiere un pellegrinaggio, sia esteriore che interiore.
Il Santo Padre Francesco, nella Bolla d’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia del 2015, “Misericordiae Vultus” scriveva che:
“il pellegrinaggio è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata”.
“Non a caso” – ricorda la Bolla di indizione Spes non cunfundit –
“il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità” (n°5).
Ad accogliere i pellegrini, il canto dell’Inno del Giubileo, eseguito, per l’occasione, dal Coro della Cattedrale e da tanti coristi, provenienti da diverse parrocchie della Diocesi, che si sono unite per l’evento, sotto la direzione della Maestra Ausilia Fiorina e del Maestro Alessandro Veneri all’organo.
“Dio è disceso in mezzo a noi per rialzarci e riportarci nell’abbraccio del Padre” – ha ricordato Mons. Cerrato nell’omelia, integralmente filmata, e citando Papa Francesco- “Questo è essere pellegrini della speranza. La gloria del cielo s’è affacciata sulla terra nella piccolezza di un bambino e se Dio viene anche quando il nostro cuore somiglia ad una povera mangiatoia allora possiamo dire che la speranza non è morta e avvolge la nostra vita per sempre”.
Il Giubileo non è una manifestazione folcloristica, ha ribadito Mons. Edoardo, citando anche le parole dell’eletto Vescovo di Ivrea, Mons. Daniele Salera, ma “un tempo di rinnovamento della fede” che porta a compiere “un cammino comunitario”.
Non è mancato il commosso e sentito ricordo dei 12 anni di ministero episcopale di Mons. Edoardo, che nel corso della Celebrazione ha ricevuto in dono una copia del prezioso Sacramentario di Varmondo:
“Considero significativo che con i primi passi dell’Anno Santo si concluda il mio ministero iniziato dodici anni fa (con l’Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI). Nel mio servizio ho privilegiato l’essenziale, il cambiamento interiore di tutti che passa attraverso il chiederci se siamo disposti a conformare la nostra vita a Cristo”.
Guardando alla Sacra Famiglia icona dell’Anno Santo e della vera speranza cristiana si può vivere in pienezza il Giubileo che si è aperto, lasciando che parole di Papa Francesco penetrino nel cuore di ognuno: “lasciamoci fin d’ora attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano. Possa la nostra vita dire loro: «Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore» (Sal 27,14). Possa la forza della speranza riempire il nostro presente, nell’attesa fiduciosa del ritorno del Signore Gesù Cristo, al quale va la lode e la gloria ora e per i secoli futuri” (n°25).
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