Ancora un grave episodio di violenza gratuita contro un appartenente alla Polizia penitenziaria in servizio alla Casa circondariale di Ivrea. “Intorno alle ore 16.00 di martedì, un detenuto di origine marocchina si è avventato contro un Assistente Capo di Polizia Penitenziaria prendendolo brutalmente a pugni in faccia. L’aggressione è stata rapida ma intensa e solo l’intervento dei colleghi ha posto fine alla violenza. Accompagnato presso il locale nosocomio, al poliziotto sono stati diagnosticati 14 giorni di prognosi per le lesioni riportate agli arti e al viso”, informa Vicente Santilli, segretario nazionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Ci sembra opportuno evidenziare che il detenuto, già ristretto per reati di violenza e maltrattamenti in famiglia, durante la sua detenzione è già stato protagonista di numerosi episodi di aggressione ai danni del personale di sorveglianza. Ad onore di cronaca, è sempre stato punito disciplinarmente, ma l’episodio ci dimostra efficacemente come con alcuni soggetti i soli richiami disciplinari non siano sufficienti in quanto mancano le più elementari regole di civiltà, educazione e vivere comune”, denuncia il sindacalista.

Indignati quanto esasperati delle continue aggressioni e delle condizioni di lavoro in cui quotidianamente opera la Polizia Penitenziaria, il SAPPE non si stancherà di chiedere l’intervento delle istituzioni non solo per ridare dignità ad un Corpo dello Stato in profonda sofferenza, ma anche per ripristinare il senso di giustizia ed ordine che dovrebbe regnare negli istituti penitenziari del paese ormai quasi all’abbandono”, conclude.

Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che esprime solidarietà e vicinanza al poliziotto ferito ad Ivrea ed a tutto il Reparto operativo a Ivrea, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”.

Il riferimento del leader nazionale del SAPPE è alla necessità di “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”.

Ma Capece torna anche a sollecitare, per la Polizia Penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.

 

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Redazione Web