Procede senza intoppi il percorso dell’ambizioso ciclo espositivo “Olivetti e la Cultura nell’Impresa responsabile”, avviato nel 2021 grazie all’accordo siglato da Comune di Ivrea, associazione Archivio Storico Olivetti, Olivetti spa e Tim spa: la penultima tappa è costituita dalla mostra “Astrattismo e Informale nella collezione Olivetti e nella collezione civica”, che sarà inaugurata oggi, sabato 11 febbraio alle 18 al Museo “Pier Alessandro Garda”, per rimanere visitabile fino al 26 marzo, dal martedì a domenica dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 (chiusura da domenica 19 a martedì 21 febbraio per il Carnevale). Info www.museogardaivrea.it, 0125/41.05.12.
Oltre 90 le opere esposte, con un allestimento pensato con l’obiettivo di mettere in risalto ogni singolo dipinto.
“È con entusiasmo che inauguriamo la quinta mostra del ciclo – dice l’assessore alla Cultura, Costanza Casali –, dopo il successo delle precedenti. La mostra mette in relazione le opere d’arte legate all’astrattismo e all’informale presenti nelle Collezioni Olivetti e del Museo ‘Garda’. La sensibilità e l’attenzione di Olivetti a percepire i cambiamenti che avvenivano nella società e nelle esperienze artistiche è stata fondamentale per l’acquisizione di opere che esulavano dalla rappresentazione reale degli oggetti, traendo spunto dalla scienza, tecnologia e filosofia, riflettendo anche le ansie della società. Vi si possono trovare pezzi unici e artisti del livello di Balla…”.
“Il dialogo tra opere della Collezione Olivetti e della Collezione civica – le fa eco il sindaco Stefano Sertoli – è di certo un modo per la valorizzazione reciproca… Un plauso a chi ha lavorato incessantemente per condurci a questo nuovo traguardo”.
La mostra si apre con opere di Picabia, Balla e Kandiskij e Mirò, con rimandi al futurismo e alle radici dell’astrattismo che, nelle sue variegate forme, rifugge dalla rappresentazione della realtà fenomenica, e lascia spazio alla fenomenologia dell’inconscio, ai simboli dello spirito, negando o stravolgendone le forme, esplorando nuove relazioni tra immagine e realtà, in una direzione più lirica da una parte e più geometrica dall’altra.
Il percorso espositivo non ha la presunzione di illustrare l’evoluzione dei vari movimenti e gruppi che si sviluppano a partire dal dopoguerra, semmai di portare alla luce e mettere in evidenza le scelte consapevoli, o talvolta la casualità, che hanno determinato l’acquisto o la donazione di alcune opere significative.
Per gli anni del dopoguerra è messa a fuoco la figura di Spazzapan a Torino, astratteggiante ma mai astratto nel senso puro del termine. Nelle sue “composizioni geometriche” prevale, spesso, l’elemento iconico (gatti, cavalli, santoni o meccanismi di ruote e raggi).
Fondamentale, per il formarsi della collezione Olivetti, è stata la mostra di Prato del 1955 “Sessanta maestri del prossimo trentennio”, in cui esposero fra gli altri artisti come Redento Bontadi, Enzo Brunori, Piero Dorazio, Mario Lattes, Alvaro Monnini, Mattia Moreni, Emilio Scanavino, Sergio Vacchi, le cui opere è possibile ammirare in esposizione.
Alla seconda metà degli anni ‘50 risalgono anche i lavori di Eva Fischer, Tancredi Parmeggiani, Ennio Morlotti.
Rifocalizzando l’attenzione su Torino, in mostra si trovano opere di Annibale Biglione e Filippo Scroppo, tra i fondatori del Movimento Arte Concreta nel capoluogo.
Gli anni ‘60 trovano spazio con opere di artisti di tendenze molto diverse tra cui Ettore Fico, Piero Ruggeri e Giorgio Ramella.
Non mancano collegamenti con una visuale allargata e più internazionale attraverso le personalità di Pierre Alechinsky e Hans Hartung.
Espressioni di artisti piemontesi quali Mauro Maulini a artisti internazionali come Walter Ballmer, Gabino Amadeo e Pedro Coronel sono sprazzi di diverse ricerche coeve, ma molto diverse fra loro, che caratterizzano gli anni ‘70.
Infine un nucleo di opere di Tony Arch – importante donazione al museo civico eporediese – ci conduce alla soglia degli anni 2000. “Siamo alla penultima esposizione del percorso nato nel 2021 dal lavoro congiunto e proficuo tra Tim, Olivetti, Comune di Ivrea, associazione Archivio Storico Olivetti e Museo ‘Garda’ – conclude Gaetano di Tondo, presidente Archivio Sorico Olivetti –. Le opere di arte astratta e informale, italiane e internazionali, sono un ulteriore tassello di questo lungo racconto, che ribadisce il valore della cultura come strumento strategico dell’impresa e fattore di crescita della società. Le mostre precedenti hanno confermato anche la capacità di essere un volano di attrazione ulteriore, un’ottima occasione per un turismo non solo di prossimità per il territorio canavesano”.
Redazione Web