Cattedrale di Santa Maria Assunta in Ivrea gremita di fedeli, ieri sera 24 aprile, per la Santa Messa in suffragio di Papa Francesco.

Popolo in preghiera con il Vescovo Mons. Daniele Salera, con il Presbiterio, le Consacrate, presenti le massime Autorità civili e militari, con il Sindaco Avv. Matteo Chiantore.

L’omelia del Vescovo (le Letture quelle del giovedì dell’Ottava di Pasqua) ha offerto come un dittico, idoneo a presentare due fondamentali aspetti della testimonianza del Pontefice scomparso.

Dapprima, l’attenzione al Magistero.

Mons. Salera ha citato i documenti che hanno illuminato questi dodici anni di pontificato: dalla lettera enciclica Lumen Fidei all’esortazione apostolica Evangeli Gaudium; poi ancora l’enciclica Laudato Si’ e poi ancora l’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

La Fede è frutto dell’opera della Chiesa, si irradia in una dimensione comunitaria ed ecclesiale che diventa annuncio e missione.

La seconda parte dell’insegnamento del Vescovo ha messo in luce la persona di Francesco, citando il suo amore per la verità e la stima per le persone vere; un’attitudine a cercare di capire e capire in particolare le ragioni dell’altro anche quando non si fosse stati d’accordo con lui.

Tanti gli aspetti della vita del Pontefice che resteranno come insegnamenti imperituri: il suo amore per la condivisione della vita reale delle persone; il suo impegno personale di grande lavoratore, senza afasie, dal mattino presto alla sera tardi.

Ha sempre personalmente intrattenuto un fitto rapporto epistolare con i Sacerdoti e Vescovi dei Settori in cui è ripartita la Diocesi di Roma.

Infine, i gesti e la loro importanza non solo simbolica, ma di personale condivisione, soprattutto con chi soffre: frutto della fede che dalle parole passa all’atto concreto.

Due gli esempi citati.

Uno la lavanda dei piedi, nel 2024, presso il carcere di Rebibbia, ad alcune tra le persone private della libertà personale.

Il secondo, che ha suscitato la generale commozione, il dialogo con il piccolo Emanuele, nel 2018, nel corso della visita alla Parrocchia di San Paolo della Croce a Corviale.

Emanuele aveva allora otto anni, primo di quattro figli, e da poco aveva perso il papà.

Chiese a Francesco se suo padre, che non era credente, sarebbe andato ugualmente in Paradiso.

Il Papa prese tra le braccia quel bambino oppresso dall’incertezza e la sua risposta fu un vero e proprio atto di magistero: sapere chi va in Paradiso è cosa di Dio, solo lui lo può sapere. Ma io, Emanuele, ti dico questo: se il tuo papà ha voluto che tu ed i tuoi fratelli foste battezzati e, come mi dici, è stato un bravo papà. Ecco, Emanuele, io penso che Dio, proprio perché è un papà, abbia accolto a braccia aperte un papà come il tuo.

Ma possiamo ascoltare qui il ricordo di Emanuele, qualche anno dopo

Il Vescovo ha poi concluso informando che oggi (25 aprile) avrebbe raggiunto la Capitale con un gruppo di 300 ragazzi della Pastorale giovanile diocesana per il Giubileo dei giovani e che certamente si darà testimonianza, nella preghiera, dell’affetto e del ricordo per il Papa.

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