La stagione 2022/23 de “Gli accordi rivelati”, rassegna internazionale di musica da camera, dopo il bellissimo concerto del Trio Johannes di dicembre, ha ripreso gli spettacoli al Teatro “Giacosa” domenica 15 gennaio con l’esibizione del Quartetto Hermes (Omer Bouchez e Elise Liu violini, Chang Lou Yung-Hsin viola e Yan Levionnois violoncello).
I giovani e talentuosi artisti costituiscono una fra le più importanti formazioni quartettistiche sul piano internazionale, suonano regolarmente nei maggiori teatri del mondo riportando ovunque successi vivissimi di pubblico e critica.
Anche a Ivrea hanno entusiasmato il pubblico, molto folto e attento, eseguendo il Quartetto per archi op. 121 di Fauré (1924) e il Quartetto n. 13 in la minore “Rosamunda” di Schubert (1824). Opere della maturità dei due compositori, scritte a un secolo di distanza una dall’altra, offrono un piacevole accostamento di stili diversi in un clima intimo di conversazione familiare in cui si esprimono i sentimenti più riposti: una conversazione fra amici, tipica del quartetto d’archi, forse il frutto più raffinato e maturo nato dal classicismo musicale.
Proprio qui il Quartetto Hermes è maestro.
Raramente capita di sentir suonare con un affiatamento più completo, una naturalezza di espressione, di suono, e anche di gesti, più eloquente, da cui deriva un discorso che fluisce sciolto e chiaro, sempre perfettamente leggibile in ogni articolazione e accentuazione, e sentimenti espressi con profonda unità di spiriti, come da un fiore a quattro petali…
Ciò non toglie che la bravura di ogni singolo musicista sia emersa con una sua ben spiccata individualità, salendo via via dall’amalgama sonoro e dagli impasti sapienti ottenuti dall’insieme dei quattro strumenti.
Il suono purissimo dei violini che emerge dal cicaleccio all’inizio del Quartetto di Schubert e ritorna nello sviluppo, alternandosi alla voce calda del violoncello e al canto espressivo della viola, il gioco sapiente delle imitazioni, la passionalità espressa con veemenza vibrante, mai urlata, nei momenti drammatici, quasi disperati, che interrompono bruscamente un’atmosfera di pace, le piccole increspature in un clima sereno, sottolineate da minimi scarti dinamici o agogici, le enfatizzazioni espressive delle armonie, i bei motivi schubertiani fraseggiati con gioia, l’espressione di quell’intimismo che, è stato detto “è come un filo rosso che lega Mozart a Schubert passando per l’ultimo Beethoven”… hanno creato esecuzioni stupende, unendo alla vivacità dell’espressione una raffinatezza preziosa.
Vivissimo il successo, applausi e grida di soddisfazione da parte di tutti, specialmente dai giovani delle scuole medie, regolarmente invitati e molto attenti, i quali, grazie a questa belle iniziativa, imparano ad apprezzare la grande musica, allargando così la loro cultura in modo intelligente e affinando la loro sensibilità.
Carla Zanetti Occleppo
Redazione Web