“Oggi Maria è ascesa nei cieli. Rallegratevi!” così il Vescovo Edoardo ha aperto l’omelia della Messa solenne delle ore 18 in cattedrale il 15 agosto, festa dell’Assunzione di Maria al cielo.
Proprio a Maria Assunta è dedicato il duomo di Ivrea; e proprio in quel giorno i fedeli che gremivano la cattedrale erano “rallegrati”, compunti e commossi per un grande evento: la con[1]sacrazione all’Ordo Virginum di due ragazze canavesane.
Beatrice Vallero (di Ivrea) ed Elisa Moro (di Alice Castello) sono due giovani moderne, colte, inserite nel mondo del lavoro, impegnate attivamente nel tessuto ecclesiale eporediese, che hanno deciso di rinunciare al mondo per dedicare la loro esistenza interamente a Gesù, unendosi a lui con mistiche nozze.
La festa era grande in terra e in cielo.
Già, Gesù parla nei vangeli di ”feste” in cielo! Gli angeli, i santi e tutti gli abitanti della Gerusalemme celeste avranno danzato di gioia quel giorno ed erano certamente pre[1]senti in cattedrale per stare accanto, benedicenti in un silenzio orante, alle due nuove spose del Signore e a tutti noi che pregava[1]mo con loro e per loro.
In duomo una gioia intrisa di grande commozione, clima di profondo raccoglimento e di preghiera, atmosfera quasi di….. mistica euforia, la sensazione di trovarci di fronte ad un avveni[1]mento di immensa portata spirituale, di non essere nel tempo, ma in un “kairos” a cui avevamo il privilegio di partecipare. Atmosfera ben sottolineata dal Coro della cattedrale, sempre bravissimo, coeso, espressivo, ben presente ma mai invadente (diretto da Ausilia Fiorina, con l’organista Alessandro Veneri e alcuni archi del Suzuki; qualche brano all’organo è stato eseguito anche da Damiano Vallero, fratello di Beatrice).
Le due ragazze erano eleganti nei loro abiti bianchi, ma soprattutto raggianti, con una luce di gioia purissima negli occhi, l’espressione di felicità di chi sa di aver scelto “la parte migliore”, quella che non potrà mai essere tolta.
Come la sposa di Isaia che “si adorna di gioielli” e quella del Cantico dei Cantici che “va incontro all’amato del suo cuore”, Beatrice ed Elisa si sono dirette sicure, in processione, verso il presbiterio della cattedrale per incontrare lo sposo divino, ricevendo dalle mani di monsignor Edoardo la consacrazione nell’Ordo Virginum con un rito intenso e toccante.
Tanta gioia anche nel volto e nelle parole del Vescovo, che durante tutta la funzione, molto solenne, ha man[1]tenuto un atteggiamento affettuosamente paterno verso le due giovani e verso tutti i diocesani, contribuendo a creare l’atmosfera intima e calda di una festa famigliare.
Nella sua omelia, monsignor Edoardo ha spiegato che l’Ordo Virginum ha origini molto antiche: è nato, infatti, nei tempi apostolici, quando non esisteva ancora alcun tipo di vita monastica; dimenticato per secoli è stato “recuperato” dal Concilio Vaticano II. Il Vescovo ha poi letto alcuni passi della definizione che dà la Chiesa di queste consacrate: “Donne che con amore sponsale si dedicano al Signore Gesù nella verginità per sperimentare la fecondità spirituale dell’intimo rapporto con lui offrendone i frutti alla Chiesa e al mondo. Costituiscono una speciale immagine della sposa celeste e della vita futura. Cercare Dio come l’unico bene assoluto ed insostituibile, aprirsi alle necessità e alle sofferenze dei fratelli, mettersi al sevizio della Chiesa con particolare disponibilità e affettuoso senso di appartenenza, perseverare con l’anima, il cuore e anche il corpo nell’attesa vigile e operosa dell’unico Sposo e Signore della propria vita: tutto ciò è possibile per grazia”.
“Beatrice ed Elisa non entrano in una comunità religiosa – ha proseguito il Vescovo –, ma ameranno il loro Sposo nella casa in cui vivono, nel lavoro che svolgono, nella vita normale e partecipando alla vita cristiana come tutti i credenti, aperte alla carità vera nella sincera rinuncia allo spirito del mondo. Fanno dono della loro intera esistenza alla Chiesa e al mondo, diventando, nella misura in cui realizzano la loro vocazione, segno di ciò che essenziale per tutti i battezzati e, se vivranno autenticamente il rapporto nuziale con Cristo, conformandosi in tutto al divino Sposo la loro verginità diventerà feconda e saranno autenticamente madri. La dimensione materna è essenziale nella donna, anche come missione nella Chiesa. Maria è la più alta espressione della vergine sposa e madre. Per lei tutto acquista il suo pieno significato dopo l’annuncio dell’angelo; sa che la sua pochezza sarà colmata dalla grazia di Dio. Sa che tutto è grazia!”.
Carla Zanetti Occleppo