(elisa moro) – Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto: l’intensa giornata del Venerdì è un profondo invito a contemplare, con commozione e gratitudine, il Crocifisso Signore.
In Cattedrale, sia nella mattina del Venerdì, sia in quella di Sabato, alle ore 8, Mons. Vescovo con il capitolo dei Canonici, celebra l’ufficio delle letture e le lodi mattutine, in modo da permettere di entrare maggiormente nel cuore di queste dense giornate.
Proprio la Croce è al centro di questa liturgia, nei salmi e nelle letture proposte, ma essa è presente nella nostra vita sin dalla nascita, nei segni del rito del Battesimo, nell’assoluzione nel Sacramento della Penitenza, nelle benedizioni ricevute e date in ogni nostro atto devozionale e sacramentale; fino all’ultimo segno tracciato dal sacerdote nel Sacramento degli Infermi, nella croce astile che precede il funerale e nella croce di marmo o altro materiale, poggiata sulla tomba.
Così presente nella nostra vita, a partire dal Segno tracciato all’inizio della preghiera, e pur tante volte ignorata e guardata, con occhio distratto e abituato; la Croce è invece il supremo simbolo della sofferenza e della morte di Gesù, vero Dio e vero uomo, che con il Suo sacrificio ci ha riscattato dalla morte del peccato, indicandoci la vera Vita che passa attraverso la sofferenza.
Guardando a Cristo Crocifisso si ripercorre, attraverso l’Azione Liturgica delle ore 19 in Duomo, la Passione – stasera nella versione del Vangelo di SanGiovanni – sottolineando il dono totale della vita per la salvezza dell’uomo, mentre la Chiesa invita ad allargare lo sguardo e dilatare il cuore nella Preghiera Universale, quella che, come le braccia di Gesù in croce, vuole abbracciare l’intera umanità. L’eloquente silenzio e il gesto del prostrarsi del celebrante, all’inizio della celebrazione, accompagnano pedagogicamente ad entrare in questo mistero d’amore.
Alle ore 20.45, partendo dal piazzale sottostante, si svolgerà la Via Crucis cittadina, guidata da Mons. Vescovo, fino al Santuario del Monte Stella. La pratica della Via Crucis, delle 14 stazioni, introdotta in Europa dal domenicano beato Alvaro, (†1402), e dopo di lui dai Frati Minori Francescani, ha conosciuto una grande popolarità, portando ogni fedele a percorrere quella via dolorosa, adorando quel legno, che diventa
“il segno luminoso dell’amore, anzi della vastità dell’amore di Dio, di ciò che non avremmo mai potuto chiedere, immaginare o sperare: Dio si è piegato su di noi, si è abbassato fino a giungere nell’angolo più buio della nostra vita per tenderci la mano e tirarci a sé, portarci fino a Lui” (Benedetto XVI, A conclusione della Via Crucis, 22-IV-2011)