Festa grande a Monte Stella, la scorsa domenica 25 giugno!
E non mi riferisco alla festa con tante leccornie e buoni vini che ha terminato allegramente la giornata nel cortile dell’abitazione del rettore, ma alla festa intima dei cuori di tanti fedeli che hanno partecipato, con gratitudine e commozione, all’Eucarestia celebrativa del trentennale di ordinazione sacerdotale del rettore del santuario don Mauro Agreste.
Dal cielo, sicuramente in prima fila, hanno certamente assistito compiaciuti il papà e la mamma di don Mauro, recentemente ritornati al Padre a pochi mesi di distanza l’uno dall’altra, come ha ricordato il vicario monsignor Gianmario Cuffia nel breve ed intenso indirizzo di saluto all’inizio della Messa.
Clima festoso nella Messa solenne al santuario gremito come non mai, con partecipazione di confratelli sacerdoti e delle consacrate dell’Ordo Virginum, a testimoniare, anche fisicamente, la presenza della Chiesa, organo e coro bravi e “grintosi” come sempre…
Ma è stata soprattutto la presenza partecipe, compunta ed affettuosa dei fedeli a dar la misura della gioia cristiana che permeava il santuario e che ha contribuito a rendere la celebrazione eucaristica particolarmente sentita e vissuta.
Mauro Agreste, torinese, ha studiato al Seminario del Cottolengo e poi a Ivrea, si è laureato in teologia morale a Roma ed è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1993 al Tempio dell’Immacolata in Ivrea.
Dopo essere stato a lungo parroco a Tina e a Vestignè, il 20 giugno 2013 è stato nominato rettore del santuario Regina del Monte Stella in Ivrea e nel 2019 curato della cattedrale di Ivrea.
Impressionante la sequenza di date mariane nella sua vita – nascita 19 settembre, B. Vergine de la Salette; ordinazione sacerdotale ed ingresso come rettore al Monte Stella 20 giugno, festa della B. Vergine Consolata; 10 febbraio 2019, vigilia della B. Vergine di Lourdes, nomina a curato della Cattedrale –, inequivocabile vocazione mariana guidata dall’Alto!
In questi dieci anni al Monte Stella don Mauro ha profuso a piene mani la sua spiritualità nelle omelie intense e ricche di significati e nella cura massima di ogni particolare delle celebrazioni per dare ad ognuna la sua specifica valenza liturgica, il suo particolare “colore” e la sua peculiare spiritualità, agevolando così una partecipazione più profonda dei fedeli alle liturgie.
Al saluto di monsignor Cuffia, don Mauro ha risposto brevemente ringraziando il Signore e la Madonna e ricordando il giorno della sua ordinazione e l’immagine– ricordo su cui era scritto “Eccomi! Si compia in me la tua volontà!”, augurandosi che molti giovani dicano il loro ”Eccomi!” e rinnovando il suo impegno a seguire i progetti del Signore su di lui interpretandoli al meglio.
Nell’omelia don Agreste ha rilevato la singolarità del fatto che in un giorno di giubileo sacerdotale la liturgia ci presenti il profeta Geremia con la difficile missione affidatagli da Dio e compiuta tra grandi sofferenze e incomprensioni.
“Non parlo per me, ma con voi per noi”.
Perché ogni battezzato ha una missione profetica, essendo uno con Cristo, per Cristo ed in Cristo.
“Tutti abbiamo il compito di consacrare a Lui ogni nostra attività e ogni realtà con cui veniamo in contatto, ognuno secondo la sua modalità. Non tutti diamo le cose buone e sante allo stesso modo, non tutti saliamo sul pulpito, ma tutti dobbiamo metterci in ascolto di Dio, conoscere il suo pensiero espresso nelle Sacre Scritture e riscoprire una vera relazione affettuosa e affettiva con Dio, la prima relazione da cui dipende la nostra felicità e la forza di accettare la sua volontà. Siamo come un mazzo di fiori, ognuno col suo profumo particolare, ma tutti insieme abbiamo un profumo unico, il profumo di Cristo che scaccia il fetore del peccato. Predichiamo Cristo, ‘se proprio si deve anche con le parole’ come diceva San Francesco. L’esempio trascina! Viviamo con gli altri, ma con una marcia in più perché vediamo sempre Cristo con noi in qualunque situazione. Questo è essere profeti. E il Signore terrà conto soprattutto del nostro impegno, della nostra buona volontà di collaborare con lui”.
Al termine don Mauro ha ripetuto la consacrazione alla Madonna e, secondo un antico rito, ci ha offerto le sue mani da baciare. Cosa che abbiamo fatto tutti.
Con tanto affetto.
Carla Zanetti Occleppo
Redazione Web