La cattedrale di Ivrea con un buon numero di fedeli riuniti intorno al loro pastore monsignor Edoardo Cerrato, un gruppo di sacerdoti e diaconi, il Coro della cattedrale che, invisibile, accompagna le celebrazioni in modo suggestivo con la solita pregnanza e discrezione: questo il contesto in cui si sono svolte le funzioni del Triduo Pasquale, i giorni più intensi e più sacri dell’anno liturgico, ciascun giorno con una colorazione particolare e una valenza spirituale diversa.
Nella Messa “in coena Domini” del Giovedì Santo si sentivano vibrare la gioia e la commozione per l’amore di un Dio che, pur sapendo tutto il dolore che lo aspetta e conoscendo il tradimento di Giuda e l’abbandono degli apostoli, proprio in quel momento ci fa i regali più preziosi: l’Eucarestia e il sacerdozio.
Un Dio che ci lava i piedi e ci ama “fino alla fine” esortandoci ad amarci “come lui ci ama”.
Mai come in questa Messa si sente così viva la presenza di Gesù che ci offre il pane e il vino nella persona del celebrante e questo sentimento era tangibile nella commossa compunzione dell’assemblea e nelle sentite parole del vescovo che ha iniziato l’omelia rivolgendosi direttamente al Signore “Credo che Tu sei il figlio del Dio vivente venuto a salvare i peccatori di cui io sono il primo…”.
“Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue versato per voi: ciò che si compirà il Venerdì Santo e la risurrezione della domenica sono già presenti il Giovedì – ha spiegato monsignor Edoardo –. La morte e la risurrezione di Cristo sono presenti in ogni santa Messa che viene celebrata in ogni chiesa del mondo e in ogni momento, perché questo è un fatto sganciato dal tempo storico in cui avvenne e reso presente dalla liturgia in ogni Messa”.
Il Vescovo si è poi soffermato su due diversi atteggiamenti: l’inginocchiarsi di Gesù davanti agli apostoli, sintesi della vita di Gesù vero Dio e vero uomo, a cui noi risponderemo il Venerdì Santo inginocchiandoci quando si proclamerà “chinato il capo spirò”.
Inginocchiarsi è un gesto di conversione che ci chiama a donare noi stessi a Dio e ai fratelli nel concreto esercizio della carità, con la riconoscenza di chi sa di essere stato salvato.
L’altro atteggiamento è il chinare il capo sul petto di Gesù come Giovanni con intimità e fiducia.
Giovanni nello scrivere questo fatto lascia uno spazio bianco dove ciascuno di noi può scrivere il suo amore!
“Appoggiamo anche noi il capo sul suo petto e percepiremo la tenerezza e l’amore di Gesù in modo speciale!”
Chiesa immersa nella semioscurità a sottolineare il clima di tragedia del Venerdì Santo, altare spoglio, senso di vuoto che stringeva il cuore.
Dopo la lettura della Passione secondo Giovanni nessuna omelia: solo il silenzio per commentare un racconto che non ha bisogno di commenti.
Poi l’adorazione della croce, il bacio al Crocifisso, e infine la Comunione con le ostie consacrate il giorno precedente.
Molto silenzio, pochi e brevi gli interventi del coro, fedeli assorti in meditazione.
Al termine il Vescovo ha brevemente sottolineato la nostra piena partecipazione al mistero della morte di Cristo che “in questo momento la liturgia rende presente”.
La Via Crucis al Monte Stella ha concluso la giornata più cupa dell’anno liturgico. Grande silenzio e buio il Sabato santo.
Ma la luce di Cristo viene a squarciare il buio e a ridarci la gioia.
Il cero pasquale acceso nel cortile del seminario la sera del sabato, dal quale sono state accese le candele dei fedeli, ha illuminato il duomo, e si aveva quasi la sensazione che la chiesa riprendesse quasi timidamente a pulsare di vita, di gioia: la gioia del Cristo risorto che è esplosa irrefrenabile al Gloria con canti, campane, campanelli e quant’altro, luci sfolgoranti e gaudio nei cuori.
Ho visto tanti visi sorridenti e anche qualcuno abbracciare il suo vicino!
In questa Veglia Pasquale, nella certezza che Gesù è vivo e ha vinto la morte anche per noi, abbiamo seguito la celebrazione eucaristica con piena partecipazione emotiva, accompagnando con la preghiera anche due bimbe nel sacramento dell’iniziazione cristiana impartito dal Vescovo al fonte battesimale.
“Abbiamo inserito queste due bambine nella vita che è Cristo” ha detto monsignor Edoardo. Ripercorrendo le letture iniziali della Messa, il Vescovo ha aggiunto: “Dio ci ha dato tutto fino al culmine della storia della salvezza, con la morte e risurrezione di Cristo che riapre le porte del Paradiso e rinnova tutta la vita”.
Il Signore è qui, vivo e presente a noi come alle donne e a Pietro e Giovanni al sepolcro la mattina di Pasqua.
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” ci ha detto Gesù, che colma i nostri desideri più profondi, ci sostiene nelle fatiche del vivere, nelle nostre fragilità, nei peccati.
L’Eucaristia è la cosa più grande. Ora nulla e nessuno può farci paura: abbiamo Lui, il suo grande amore e una grande gioia.
“Non dimentichiamo chi siamo e ringraziamo per questo” ha concluso mons. Cerrato, citando papa Leone Magno: “Riconosci, cristiano, la tua dignità”!
Carla Zanetti Ocleppo
Redazione Web