La video catechesi affidata al web dal Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, il 29 novembre scorso, sintetizzava il messaggio rivolto alla Diocesi per l’Avvento – rivedila cliccando qui – .

Ora la Prof. Elisabetta Acide scrive per i nostri Lettori una presentazione del documento, che è poi, di seguito, proposto integralmente.

Buona lettura e buon Avvento.

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(elisabetta acide) – Ancora una volta siamo in ascolto delle parole di Mons. Edoardo, che ci guida nel cammino  d’Avvento.

Come in un viaggio, grande o breve che sia, abbiamo bisogno dell’ “equipaggiamento”, siamo in cammino e ci servono le parole, quelle del Pastore, quelle che sanno farci riflettere e disporre nel muovere i nostri primi passi in questo tempo,

E la prima parola è già una parola di “Attesa”: luce.

Luce, simbolo di speranza che arde e brilla, simbolo di attesa tenace e paziente.

Luce di Cristo  che ci dà  la certezza: il buio sparirà.

Con l’esordio delle sue parole  mons. Edoardo ci invita alla riflessione che parte proprio dalla Parola: come non accostarla al testo del profeta Isaia “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”( Is 9,1).

Ed ancora, nel Vangelo di S. Luca, il racconto dei pastori è “ inondato” di luce: “Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2,9).

E come non ricordare il Prologo del Vangelo di S. Giovanni :

“ In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini, al luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta… Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,7-9).

Avvento, dunque attesa, vigilanza per una “Notte di luce”.

La luce dell’umanità ha rischiarato le tenebre, ed il mondo ha “conosciuto” la luce.

Dio entra nella storia con uno “Splendore” di Luce, come quella luce che in Genesi al capitolo primo “ rischiara” le tenebre , atto creativo per eccellenza, Parola che entra nello spazio e nel Tempo per farsi Luce.

E quella Parola si fa “carne” con quell’ adombrarsi dello Spirito su Maria , una carne fragile  come quella di un bambino, mortale come ogni uomo, ma potente e piena di Mistero: Gesù è uomo e quell’ uomo e’ Dio : luce per il mondo e per ogni uomo.

Luce che ci fa esclamare : “Ecco il bambino”, così come farà dire a Pilato: “ Ecco l’ uomo”:

Ecco l’ Amore, rivelazione della luce divina .

E Mons. Cerrato lo ricorda : L’Avvento è la sua prima “stagione”, breve quanto limpida e ricca di contenuto.”

Ricca la parola “ stagione”, poetica, di quella poesia che si fa preghiera.

Dio incarnato si rivela, si manifesta, come nella prima stagione quella della primavera, quando pian piano dopo il buio ed il freddo dell’ inverno , le piccole gemme compaiono sui rami , preludio dello sbocciare della natura, dei suoi frutti…

Prima stagione … inizio dell’ anno liturgico …

Le “gemme” dell’ attesa, della vigilanza, della conversione ne sono i “Passi”: annuncio, maternità, parto…

E’ Nato, è nato a Betlemme di Giudea , è nato da donna, è nato nel periodo di dominazione romana …

Dono per il mondo, annunciato dai profeti, promesso, Parola fatta carne, Messia, Salvatore.

E’ Nato e chi “ guarda” a lui vede il volto di Dio.

Volto di Dio, volto d’ amore.

E Mons. Edoardo ci invita ad una “attesa attiva”:

un’attesa attiva, un protenderci, con tutto ciò che siamo e che abbiamo, verso il Signore che ci ha dato tutto”. 

Non solo attesa, importante non è aspettare, solo sedersi ed aspettare, perché il cristiano è uno che cammina: Avvento è quella “attesa eccedente” che fa riconoscere il desiderio della speranza, di quella salvezza che chiede di essere “vigilanti” come le sentinelle nella notte, come le Vergini con le lampade, come i pastori che “Vegliavano le veglie”,  in trepidante attesa.

Attesa che aiuta a “ desiderare” a cogliere il “ senso del tempo”, attesa di una” festa” che è un “ pregustare” la festa, “spazio” tra due momenti, cuore predisposto, gremito di gioia.

Sì, perché l’ attesa attiva è gioia, è cambio di prospettiva, e l’ “attesa attiva” non consente apatia, negligenza o noia, è procedere, è andare, è prepararsi per l’ incontro…

Avvento è presenza viva, è riscoprire, partecipare, perché Dio non smette di cercare l’ uomo, anche quando non si fa trovare, anche quando si nasconde, anche quando fugge se sente il passo di Dio che arriva…

Viviamo dunque il periodo di avvento come ci suggerisce il nostro pastore ,con “la strada della fede”. .. L’ Attesa  – a cui l’Avvento ci invita – passa attraverso la faticosa rinuncia alle nostre valutazioni, alle logiche del mondo, per aprirci alla logica di Dio.”

La strada della fede da verificare e  per essere “integri e irreprensibili per il giorno di Cristo”.

La strada con i passaggi “tortuosi” da raddrizzare, le punte aguzze da spianare, le mancanze, le Incertezze, i dubbi, le cose dimenticate, le “noie”, le abitudini, le calde comodità … che forse tolgono vita alla nostra fede, che intiepidiscono la nostra speranza, che riducono la carità ad abitudine o a “ dovere”.

La strada delle fede … verso la “ logica di Dio”

“La Logica di Dio”

Perché celebrare il Natale è questo: celebrare la vita cristiana, Dio entra nella storia per vivere la storia mentre noi camminiamo verso la sua venuta finale .

E Mons. Edoardo citando san Paolo ci ricorda: «Quando verrà il Signore Gesù, Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori» (1 Cor.4,5).

“Mettere in luce”.

Prima parola e ultima parola.

Guardare verso la luce per nascere alla luce .

Dio ci viene incontro e noi andiamo verso di Lui con rinnovata fede, con gioiosa speranza, animati dalla Carità .

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Ma ecco il testo integrale della Lettera del Vescovo.

“Sta per iniziare l’Anno Liturgico, il cammino antico e sempre nuovo che ci conduce all’incontro con Cristo nella celebrazione dei Suoi “misteri”, che nella preghiera del Rosario contempliamo nell’arco della settimana.  

L’Avvento è la sua prima “stagione”, breve quanto limpida e ricca di contenuto.

Nei suoi giorni conclusivi ci prepara a rivivere il Natale del Signore, la prima venuta, nell’umiltà della carne umana; ma in tutto il suo corso ci conduce a tenere viva l’attesa del ritorno glorioso di Cristo, quando Egli «verrà a giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine», a protenderci verso di Lui con la convinzione di san Paolo: «Mi protendo nella corsa per raggiungerlo, io che già sono stato conquistato da Cristo». (Fil. 3,12). 

In questi giorni che di poco precedono l’inizio dell’Avvento, i Vescovi del Piemonte partecipano insieme, ogni anno, agli Esercizi spirituali. 

Oggi – lunedì 27 novembre, primo giorno del corso che il predicatore svolge sul tema: “L’amicizia di Cristo per noi” – raccolgo qualche spunto di riflessione che vale innanzitutto per me e che propongo alla Diocesi in vista dell’Avvento. 

Il Vangelo della Messa odierna ci presenta la vedova povera che dona al Tempio di Dio tutto quello che aveva per vivere. L’attesa che l’Avvento ci propone è un’attesa attiva, un protenderci, con tutto ciò che siamo e che abbiamo, verso il Signore che ci ha dato tutto. 

Il pensiero corre ad un’altra vedova povera (I Re, 17,10-16).

A lei il profeta dice: «Prendimi un pezzo di pane».  

La donna risponde: «Ho solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Se trattengo per me il poco che ho, questo davvero si consuma…

La Chiesa ci ripete le parole di Elia alla donna: «Non temere; prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché dice il Signore: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non si svuoterà”. 

Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia».

La vedova del Vangelo ci mostra la “strada della fede”. L‘altra donna compie un cammino più lento, ma anch’essa ci indica la strada. L’Attesa – a cui l’Avvento ci invita – passa attraverso la faticosa rinuncia alle nostre valutazioni, alle logiche del mondo, per aprirci alla logica di Dio. 

Nello stesso giorno un invito ci viene dalla Liturgia delle Ore: «Mettete ogni impegno – dice l’apostolo Pietro – per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. State saldi nella verità che possedete; tenetevi desti; noi non siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate: vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo» (I Pt.1, 5 ss).

E san Paolo ci ricorda: «Quando verrà il Signore Gesù, Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori» (I Cor.4,5).  

Sant’Agostino commenta: «Consideriamoci pellegrini quaggiù, aneliamo alla patria del cielo. Verremo alla sorgente da cui, qui in terra, ci sono giunte poche stille di rugiada; vedremo quella luce che ha raggiunto il nostro cuore, il quale ancora ha bisogno di purificazione».

Ecco, Amici, sto riflettendo su tutto questo. E con gioia propongo anche a voi di rifletterci.

Buon Avvento”!