IVREA – Quello delle bollette di luce e gas è un argomento di viva preoccupazione nelle famiglie e nelle imprese italiane, entrato dirompente nelle discussioni durante una già difficile campagna elettorale a causa degli aumenti vertiginosi, e per certuni insostenibili, nel bilancio familiare o in quello aziendale.
Crisi economica, inflazione, aumenti delle spese determineranno, secondo gli osservatori, anche un violento aumento della povertà nel nostro Paese. Abbiamo cercato di capire meglio l’entità di questo fenomeno nelle fila di coloro che già devono chiedere aiuto alla Caritas diocesana, per esempio, impegnata non da oggi a contribuire ad alleggerire il peso delle bollette per le fasce più disagiate che si rivolgono al suo personale volontario.
Abbiamo rivolto qualche domanda al diacono Emiliano Ricci, che della Caritas diocesana è il direttore.
Direttore Ricci, le bollette di luce e gas sono tra le preoccupazioni maggiori di tutti gli italiani. La Caritas ha sempre aiutato molto le famiglie in difficoltà a pagare le utenze. Dal suo osservatorio è aumentato anche l’importo delle bollette dei vostri beneficiari…?
La Caritas Eporediese e le altre Caritas Parrocchiali della Diocesi continuano ad aiutare a pagare le utenze consigliando, quando le cifre sono alte, di far attivare la rateizzazione. Anche perché non paghiamo le bollette dei nostri beneficiari per intero, ma solo una quota parte, il resto è demandato all’utente anche per responsabilizzare sui consumi. Con un minimo di formazione, infatti, proviamo a sensibilizzare sul controllo dei consumi; cerchiamo di far capire che utilizzando in modo più attento gli elettrodomestici – per esempio – è possibile avere bollette più leggere. In questo momento non abbiamo avuto grandi variazioni sugli importi di gas e luce, ma temiamo fortemente che l’ondata stia arrivando con il mese di settembre, dove, secondo le nostre previsioni avremo significativi aumenti sugli importi destinati a persistere soprattutto in vista del periodo invernale.
Ma le richieste d’aiuto sono già aumentate?
Si, c’è stato un deciso incremento di nuove richieste d’aiuto.
E riuscite a far fronte a questa impennata di aumenti con gli aiuti che a vostra volta ricevete?
La quota dell’8xmille che la CEI passa alla Diocesi per le attività caritative tramite la Caritas al momento è sufficiente e crediamo che, come del resto abbiamo sempre fatto, con una amministrazione oculata, senza penalizzare ovviamente gli assistiti, dovrebbe consentirci di arrivare a marzo 2023. Su questo aspetto, però, solo i prossimi mesi ci consentiranno di valutare il da farsi. Abbiamo comunque dovuto aumentare la quota mensile, come
partecipazione alle spese delle utenze, a sostegno degli ospiti nei nostri alloggi del programma di Emergenza Abitativa Temporanea, da 50€/mese a 75€/mese per ogni adulto. Ricordo che gli ospiti non pagano alcun affitto, ma solo questo contributo che ha anche una valenza educativa sul controllo dei consumi.
Da questo punto di vista come vede il futuro di chi è povero oggi? e di quelli che oggi non lo sono ancora ma forse lo saranno tra qualche mese?
Il famoso, quanto deprecato Reddito di Cittadinanza, ha sollevato molte persone da una situazione critica, su questo non vi è dubbio. Alcune famiglie ne hanno sentito il beneficio alleggerendo il nostro intervento che abbiamo indirizzato su altre persone più bisognose. Resta il dubbio di cosa succederà nel prossimo futuro sia in merito alle modifiche sul RDC che agli aiuti specifici dello Stato per le categorie più disagiate.
Come vi preparate per far fronte alla povertà che avanza?
Confidiamo di arrivare a marzo del 2023 con le nostre attuali forze prevedendo di richiedere ulteriori aumenti dell’8xmille annuale sulla base dell’andamento fine 2022 e inizio 2023. Non abbiamo problemi per quanto riguarda gli aiuti alimentari: il Banco Alimentare ci fornisce adeguati rifornimenti; la raccolta giornaliera dai supermercati non è come noi desidereremmo e, per questo, acquistiamo sul mercato alimenti freschi per compensare certe carenze, soprattutto per le verdure. Non abbiamo alcuna criticità per la distribuzione indumenti. Sono in aumento le richieste di aiuti per la salute: farmaci non mutuabili, occhiali, cure dentarie, ticket: sono comunque sostenibili. La Mensa di Fraternità offre ogni giorno un pasto caldo a circa 20-25 persone attingendo ai pasti non consumati della mensa dell’ospedale e tra poco riavremo anche quelli delle mense scolastiche. I problemi più grandi, ai quali non riusciamo a dare risposta, derivano dalle richieste di alloggi; quelli che abbiamo sono destinati per i casi d’emergenza per donne, uomini e famiglie. Sono ospitalità non-residenziali ma temporanee per dar tempo alla ricerca della sistemazione abitativa ottimale di ciascuno. Qui purtroppo la Caritas non può fare altro che chiedere la collaborazione dei Servizi Sociali e del Comune.
Ci sono “nuovi poveri” dalle nostri parti?
Come poveri nel senso più stretto del termine forse no, anche se dobbiamo attendere il famigerato autunno di crisi come la cronaca nazionale ci racconta tutti i giorni. Certo che mancano talvolta delle soluzioni sostenibili nel tempo che permettano di uscire dalla povertà e dal disagio e diano prospettive future soprattutto con un posto di lavoro. Oltre ai profughi ucraini osserviamo l’arrivo di diverse famiglie o persone provenienti dal Brasile; ad oggi ne sono arrivate circa settanta, che è il doppio dei profughi ucraini che conosciamo. Pensiamo che questi brasiliani siano discendenti dei nostri anziani emigranti in quel Paese. Al momento sono assistiti dalla Caritas come tutti gli altri, ma è probabile che abbiano bisogno anche di altri aiuti: casa, lavoro, sanitari, per i quali la Caritas non riesce a dare risposte se non la consulenza e l’accompagnamento. Se da una parte si registra la ferma volontà dei profughi ucraini di ritornare nel loro Paese appena le condizioni lo permetteranno, chi viene dal Brasile dà più l’idea di voler restare in Italia.
c.m.z.