La povertà educativa è l’impossibilità per i bambini di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.
Una situazione di disagio che il minore vive tanto nell’ambiente scolastico (dove non riesce ad acquisire conoscenze, competenze e abilità) quanto nel contesto extrascolastico (culturale, personale, ludico ricreativo, sportivo) perché non ha libero accesso agli strumenti della conoscenza e della fruizione culturale.
Le cause affondano nella scarsa disponibilità economica: i dati OcsePisa mostrano che il 24% degli studenti provenienti da famiglie svantaggiate non raggiunge le competenze minime nella lettura e in matematica, contro il 5% degli studenti cresciuti in famiglie abbienti.
I dati Invalsi 2021 confermano che gli studenti di famiglie con livello socio economico e culturale più basso hanno un calo significativo nei punteggi relativi alle prove di matematica ed italiano.
Ma ci sono altre cause: la disattenzione dei genitori, le condizioni di conflittualità familiari, il disagio sociale, il degrado dei territori, la mancanza di stimoli culturali, le scarse occasioni di apprendimento al di fuori della scuola e l’uso eccessivo dei social.
Le conseguenze sono drammatiche sia a livello individuale, in quanto la povertà educativa inficia il diritto di ciascun minore a realizzare se stesso e a raggiungere adeguati livelli di gratificazione personale, sia a livello sociale, in quanto impatta sullo sviluppo del Paese, intaccandone la crescita economica e sociale.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile tra i suoi 17 obiettivi include quello di “eliminare la povertà estrema” e dimezzare la povertà “in tutte le sue dimensioni”, garantendo “un’educazione di qualità, equa e inclusiva, promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti” senza lasciare nessuno indietro, in particolare i soggetti svantaggiati, tra cui i bambini.
È quindi necessario creare una vera “comunità educante”: la povertà educativa dilaga dove non c’è alleanza.
La scuola non deve essere l’unica istituzione designata alla crescita dei bambini e degli adolescenti ma deve essere al centro di un processo educativo che coinvolge le famiglie e le istituzioni, ciascuno con il proprio ruolo, al fine di prendersi cura dei giovani.
Le parole del Presidente Mattarella per le celebrazioni dei cento anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani sono più mirate che mai: “La scuola è di tutti. La scuola deve essere per tutti. […] Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo di espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose”.
E ancora: “Il motore primo delle sue idee di giustizia e uguaglianza era proprio la scuola. La scuola come leva per contrastare le povertà. Non a caso oggi si usa l’espressione ‘povertà educativa’ per affermare i rischi derivanti da una scuola che non riesce a essere veicolo di formazione del cittadino. La scuola per conoscere. Per imparare, anzitutto, la lingua, per poter usare la parola”.
Doriano Felletti
Redazione Web