Omelia densa di contenuti, quella dettata in Cattedrale di Santa Maria Assunta ad Ivrea, oggi 15 febbraio, dal Vescovo Mons. Daniele Salera, in occasione della sua prima S.Messa dalla Cattedra di Sant’Eulogio (Ger 17, 5-8; Sal 1; 1 Cor 15, 12. 16-20; Lc 6, 17. 20-26.).
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(elisabetta acide) – Non mi soffermerò sulla cronaca, seppur importante e necessaria, lascio ad altri l’ onere e l’ onore, più degni e competenti di me.
Voglio lasciare spazio alla Parola.
La Parola ascoltata durante la celebrazione e la parola del nostro Vescovo.
L’omelia: la parola del pastore alla sua Diocesi.
La parola ispirata dallo Spirito che agisce e trasforma e che diventa Apertura alla Vita al di là della vita.
Per una vita autenticamente umana ispirata dallo Spirito.
La parola pronunciata come dono e responsabilità dopo aver (dokimadzein) esaminato se stessi per donarla agli altri.
Una consegna di cui siamo grati.
Le abbiamo sentite penetrare in noi le parole del Vangelo di Luca, quelle di quel discorso in pianura.
Quella Parola che con lo Spirito diventa presente e capace.
Incomincia con voce ferma il nostro Vescovo: dal testo proposto dalla liturgia domenicale, letto nella celebrazione odierna (Ger 17,5-8).
Mons. Salera ci ricorda l’ approccio al dono della vita che emerge dal testo biblico.
“Riporre la fiducia”: il Vescovo ci conduce a riflettere sulla “missione” come occasione propizia per affidarsi al Signore.
Passa in rassegna gli esempi biblici di fiducia, che richiamano alla nostra mente l’ Antico e il Nuovo Testamento.
La fiducia e l’affidamento “non nell’uomo”, ma nella Parola.
E ci sollecita, in questo giorno di avvio del suo cammino con noi come popolo di Dio che è in Diocesi di Ivrea, in tutte le sue componenti, a “stare dietro” a Cristo come accettazione del cammino, della missione episcopale.
“La Parola della Croce” (citando la lettera di Corinzi) come guida unica che tutti con speranza, carità e fede, siamo chiamati a seguire.
E ancora, offrendo altri insegnamenti dei Padri e magiateriali, Mons Salera ci aiuta in un sintetico e puntuale richiamo ai riferimenti “cardine” del Ministero Episcopale.
Ricorda il momento centrale di ogni Celebrazione liturgica: il Sacerdote spezza il pane e mette una parte dell’ostia nel calice per significare l’unità del corpo e del sangue di Cristo nell’opera della salvezza, cioè del corpo di Cristo Gesù vivente e glorioso.
La comunione come elemento della fede è della Chiesa, immagine del corpo.
E ci invita a ricerca quel “tesoro” nascosto, scoprirlo e riscoprilo.
Parole di Mons. Daniele che ci aiutano a riflettere su quella comunione che sintonia con Cristo.
Ci regala anche un frammento di ricordo della sua formazione in seminario, delle sue riflessioni che raccontano la bellezza e l’ importanza delle relazioni, del pensiero al servizio della Chiesa e del popolo, unito a Cristo ed alla Chiesa.
Unità e comunione.
Grazie Eccellenza, le sue parole, che ci riportano nei cuori e nella mente san Giovanni Paolo II (citato proprio da Mons Salera), saranno i nostri elementi di riflessione, per vivere, come lei stesso ci invita, a vivere come discepoli, a portare la liturgia vissuta insieme, per viverla nella vita e lasciate agire nella storia la Parola di Dio.
Parole che toccano la vita, che dobbiamo far “risuonare” con il soffio dello Spirito.
E da qui iniziamo il nostro cammino con fede, speranza e carità, insieme al nostro Pastore con Cristo.
Cercheremo di vivere, come chiesa eporediese insieme al Vescovo, per far vivere e fruttificate, rinsaldare la fede intrecciata alla vita quotidiana, ai sentimenti di tutti noi, creature fragili che si affidano al Creatore, sotto la guida del loro Pastore.
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