(E.R.) – Anche quest’anno, come in tutti gli anni durante il suo ministero in Diocesi, Mons. Edoardo Cerrato ha presieduto l’Eucarestia di inizio corso dell’Associazione “Giovene Montagna” di Ivrea.

Con lui, lo scorso 9 gennaio, ha concelebrato il parroco della Cattedrale, Padre Samuele Menini.

Ci si è ritrovati in una quarantina di Soci presso la Chiesa del SS. Salvatore in via Palestro ad Ivrea.

Dopo il saluto del Presidente, Enzo Rognoni, che fondamentalmente ha richiamato il cammino di ascesa in montagna confrontandolo con il cammino terreno del cristiano, simili per certi aspetti per come si presentano, il nostro Vescovo (ora Amministratore Apostolico) ha avuto parole di ammirazione ed incoraggiamento per la nostra Associazione, che si richiama a principi cristiani.

E’ stata anche l’occasione per salutare Mons. Cerrato, ormai in procinto di lasciare l’incarico in Diocesi per far rientro a Roma presso la basilica di S. Maria in Domnica, detta alla Navicella, così chiamata per la fontana a forma di nave romana (pare ex voto e reperto romano ritrovato nelle vicinanze del Colosseo) collocata di fronte alla chiesa, sede della Congregazione della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri alla quale appartiene il nostro Vescovo.

E’ poi iniziata la S. Messa sulla liturgia del giorno che prevedeva una lettura dalla prima lettera di S. Giovanni (1Gv 4,11-18) ed il Vangelo di S. Marco (Mc 6,45-52).

Mons. Edoardo nell’omelia ci ha fatto una vera e propria lectio magistralis, spezzandoci la Parola con amore di Padre, della quale darò solo una breve sintesi.

Si è dapprima soffermato sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci con i quali Cristo ha sfamato circa 5.000 uomini, oltre a donne e bambini, partendo da 2 piccoli pani di orzo e 5 pesciolini, quelli di scarto della pesca.

Giovanni, osservatore più di altri Apostoli, informa che li aveva scovati presso un ragazzetto alla sequela di Cristo, che non ha esitato a mettere in comune ciò che aveva.

Dopo aver sfamato la folla, ha sottolineato il nostro Vescovo, Cristo ha costretto gli Apostoli a prendere il mare di tutta fretta perché costoro non si erano accorti che la moltitudine lo voleva incoronare Re, ma non era questa la Sua missione.

Non avevano capito, avendo il cuore indurito, che il Signore è venuto per salvare i loro cuori, ed oggi i nostri, e non per provvedere il cibo per il corpo, moltiplicando pani e pesci.

Con le onde e con il buio gli Apostoli faticavano contro il vento finchè non vedono una figura che cammina sulle acque e la scambiano per un fantasma.

Ma Cristo li rincuora e li esorta a continuare contro le difficoltà –immagine delle nostre difficoltà terrene-, e, salito con loro sulla barca, il vento immediatamente cessa di soffiare, lasciando meravigliati gli Apostoli.

Che il Signore ci dia la grazia di saperci stupire, ha continuato Mons. Edoardo, in un mondo in cui tutto pare ormai scontato.

Il Vescovo ha poi fatto un breve commento sulla lettera di S. Giovanni soffermandosi sull’esortazione “se Dio ci ha amati così, cioè dando Suo Figlio per la nostra salvezza, anche noi dobbiamo fare lo stesso, amandoci gli uni gli altri”.

Giovanni sottolinea che Dio è amore ed essendo amore non può non provare amore per l’uomo, sarebbe contro la Sua natura.

Esattamente come Cristo faceva verso il Padre prima della Sua incarnazione ed ha continuato a farlo nei 33 anni di vita terrena, in preghiera costante ed appartato, in stretta relazione con il Padre.

Questo gli ha permesso di non dubitare dell’amore di Dio nei momenti di sconforto, amore che grazie a Cristo anche noi possiamo attingere.

Il Vescovo ha concluso chiedendo alla Vergine che ci aiutasse a comprendere queste cose, Lei che conservava nel suo cuore ciò che superava la sua mente.

E’ stata una celebrazione vissuta in un clima davvero fraterno, dove si è sentita realmente la presenza amorevole del Pastore: avremmo voluto non terminasse più, tanta era la coinonia tra i presenti.

Al termine, dopo aver recitato la preghiera della Giovane Montagna e cantato “Dio del cielo, Signore della cime” abbiamo fatto dono a Mons. Edoardo, a parte la consueta bottiglietta di liquore fatto con erbe alpine, di un paio di volumi sul Canavese (Il Canavese tra Padanea e Valchiusella ed Il Canavese occidentale, terra di acciaio, editi da Hever), in modo che sfogliandoli nella sua nuova residenza non si dimentichi, semmai succedesse, di noi.

Le foto di rito hanno posto fine al piacevole incontro: anche Mons. Edoardo ci ha fatto dono ad ognuno di due suoi volumetti (uno redatto poco dopo la sua nomina a Vescovo di Ivrea e l’altro sul Venerabile Cardinale Cesare Baronio), a ricordo del suo stare con noi, passando tra i banchi e salutandoci ad uno ad uno.

E’ stato davvero un amorevole e fraterno congedo dal Vescovo che ci ha seguiti fin dal primo anno del suo ministero in Ivrea e ci ha sempre incoraggiati a proseguire anche contro le difficoltà, oltre a garantire la sua presenza nei momenti importanti vissuti in questi 12 anni dal nostro Sodalizio. Un sincero sentimento di gratitudine nei suoi confronti gli è più che doveroso.  

   

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