(elisa moro) – Un momento di grazia per l’intera città e Diocesi, vissuto nella gioia comune.

Grande partecipazione alla Veglia di preghiera davanti alle reliquie di San Savino e primo, atteso, momento di incontro con il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo, che al termine della preghiera di Compieta, ha tenuto la densa e approfondita prolusione, interamente registrata nel video.

Dopo lo scambio dei ceri tra i priori uscenti e quelli subentranti,

avvenuto nel pomeriggio di giovedì 4 luglio, intorno alle 17.30 – leggi qui –

nella Chiesa di San Nicola da Tolentino, in serata, a partire dalle ore 21, si è tenuta la Veglia, nella Chiesa di Sant’Ulderico.

Presenti il Sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, il Comandante dei Carabinieri, numerose realtà e forme di vita consacrata presenti in Diocesi.

Davanti all’Urna, traslata dal Duomo e contenente le reliquie di San Savino, si è data lettura della Passio, il racconto del processo e del martirio che il Santo Vescovo ha subito, agli inizi del IV secolo, quando la Chiesa era Una, indivisa. Savino, come ha ricordato Mons. Edoardo Cerrato, è “venerato anche dalle chiese orientali”; “fare memoria dei Santi che ci uniscono è segno di comunione tra le Chiese, sempre più in dialogo”.

“Appellabo martyrem predicavi satis: ho detto che è un martire, non c’è bisogno di aggiungere altro” (Sant’Ambrogio): il martirio è la forma più alta di testimonianza per la Chiesa, la “forma di amore totale a Dio… Che si fonda sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore” (Benedetto XVI, 11/08/2010).

Dopo la preghiera corale della Compieta, il Patriarca ha incentrato il suo discorso sul concetto di sinodalità, recentemente presente anche nel mondo cattolico, ma segno di un cammino di dialogo e comunione, verso quella che lui ha definito “responsabilità comune”. Sottolineando il concetto greco di Sinodo, syn-odòs (“cammino insieme”), che già Benedetto XVI aveva definito come “espressione di una profonda gioia spirituale e di una esperienza viva della nostra comunione”, si è soffermato su una linea comune che sia il Patriarcato che Papa Francesco hanno intrapreso, quella della “teologia ecologica”, il battersi per il rispetto verso il Creato.

Citando l’esempio del predecessore Demetrios, che, sin dal 1989, aveva “dichiarato il 1° settembre come giornata di preghiera per la creazione di Dio”, Bartolomeo ha richiamato l’assemblea presente alla Veglia ad un radicale impegno, che nasce dall’ “autocoscienza ecclesiologica”.

“Crediamo – sono le parole di Bartolomeo – che la vita stessa della Chiesa sia un’ecologia applicata. La Chiesa tutta e la vita dei suoi fedeli, esprimono e generano il più profondo rispetto per il Creato”.

Di qui la necessità “della lotta per la salvaguardia del Creato”, per un mondo migliore e per contrastare il “titanismo prometeico” dell’uomo di oggi.

La teologia, è l’indicazione finale, “può contribuire e aprire la strada verso il futuro”, per garantire alle future generazioni un respiro di pace e di comunione.

Un dialogo tra due Chiese sorelle, impegnate a raggiungere sempre più la comunione, unite in Cristo, attente ai bisogni reciproci, iniziato già con Atenagora e Papa Paolo VI e portato avanti dai rispettivi successori.

Un dialogo destinato a proseguire, a crescere, nella fraterna sinodalità, come ha annunciato con gioia il Patriarca, al termine del discorso, parlando di un importante anniversario per l’intera Chiesa, il prossimo anno: ricorreranno infatti i 1700 anni dal Concilio di Nicea, svoltosi nel 325.

Papa Francesco ha espresso di recente – nel corso dell’udienza con una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo – il suo vivo desiderio di recarsi a Nicea per questo importante anniversario.

Una pagina importante di ecumenismo quella vissuta giovedì 4 luglio a Ivrea, di dialogo fraterno e sincero, guardando all’esempio luminoso di San Savino, che a distanza di 1700 anni, è capace di unire uomini, popoli e culture, creando vera sinodalità in Cristo, un ponte (da cui il nome Pontefice), tra Oriente e Occidente, nell’unica vera Fede.