Contaminato e contaminante come non mai, l’Open Papyrus Jazz Festival edizione numero 42, allestita come di consueto dal Music Studio-Ivrea Jazz Club di Massimo Barbiero, ha offerto tante occasioni di cultura, a Ivrea, concentrandole in poche giornate.
Dalle mostre di Roberto Cifarelli ai libri di Guido Michelone, dalle coreografie danzate da Sara Ugorese, Giulia Bedin, Eleonora Buratti a quelle immaginate da Giulia Ceolin, Francesca Galardi, Cristina Ruberto, dalla collettiva di pittura proposta da Daniela Borla ed Ettore della Savina alle installazioni di Susanna Clarino, Toni Muroni ed Eugenio Pacchioli.
E poi, naturalmente, la musica: quella offerta dallo stesso Barbiero con Martin Mayes, Eloisa Manera, Emanuele Sartoris e quella del Loris Deval Quartet.
Su tutte, le due formazione headliner di venerdì e di sabato: il Patrizio Fariselli Area Open Project e il Francesco Bearzatti Tinissima Quartet.
A presentare gli eventi, l’eclettico Bruno Cossano (cui dobbiamo le foto).
La città e il territorio hanno risposto, come sempre, benissimo al richiamo del jazz: ma questo ci pare quasi superfluo sottolinearlo.