(Fabrizio Dassano)

Il recente straordinario restauro della pensilina dei bus in Via Martiri della Liberazione n. 25 a Canton Maridon (che corrisponde alla fermata n° 21453 della GTT), ha riportato ai fasti primordiali la struttura, con il rifacimento della copertura e la tinteggiatura del triste cemento armato di cui è fatta. Nei pressi di questa pensilina sorgono l’Istituto di Istruzione Superiore “Camillo Olivetti” e la Scuola Media “Falcone”. Ora, finalmente la copertura è ritornata a proteggere le teste degli studenti che da un decennio invece, pur stando al riparo della struttura, ricevevano le precipitazioni meteorologiche direttamente addosso, attraverso il tetto completamente forato, come già avevamo narrato più di un anno fa.

La struttura, eretta credo negli anni ’80 o ’90 del secolo scorso è abbastanza curiosa perché nel suo nucleo contiene una piccola piazzetta e muriccioli per potersi sedere in attesa degli autobus. La parte centrale è sopraelevata e la vista attraverso Google Maps, dall’alto, ricorda quasi una sorta di recinto sacro, una specie di piccola Stonehenge senza monoliti. Insomma, tra un millennio inizierà ad essere un vero rompicapo per gli archeologi del futuro.

D’altra parte, siamo abbastanza certi che quando un bel paio di secoli fa il barone Carlo Francesco Perrone di san Martino fu costretto a svendere il suo palazzo e annessi giardini al giacobino Garda d’Ivrea, mai più avrebbe pensato che quel luogo ameno sarebbe diventato un importante “luogo monumentale” della città. No, non facciamo riferimento qui alla la torre di Santo Stefano che svetta sull’area, ma al vespasiano elettronico non funzionante, che già nella passata amministrazione comunale salì agli onori delle cronache quando il sindaco di allora lo definì appunto un “monumento”, la cui rimozione era improponibile per via dei costi e la cui riparazione era impossibile perché la ditta che lo aveva installato non esisteva più. Altro rompicapo per gli archeologi del futuro!

Io mi ricordo senza infamia e senza lode il vecchio vespasiano brutto, in cemento, puzzolente ma funzionante, vittima anch’esso dell’italica crociata contro i vespasiani di tutta la nazione caduti sotto i colpi di scure dell’incontenibile rivoluzione tecnologica della pipì elettronica.

Ai posteri il compito di trovare spiegazioni ai reperti eporediesi che lasceremo loro in eredità.