(elisa moro) – Sotto lo sguardo della Madre, affidando l’intera comunità eporediese: martedì 15 agosto, nella Cattedrale di Ivrea, si è celebrata solennemente Maria Assunta in Cielo, patrona della Diocesi, ma non è mancato il ricordo, affettuoso e sincero, a trenta giorni dalla morte, di Mons. Luigi Bettazzi.

Una festa cara all’intera cristianità, escatologica, che anticipa la condizione di ogni credente, infondendo speranza e fiducia nel cammino verso la meta eterna.

La “dormitio Virginis” e l’Assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane.

Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950, Anno Santo, a proclamare solennemente per la Chiesa cattolica come dogma di fede l’Assunzione della Vergine Maria al cielo con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus:

«Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

L’orchestra d’archi del Maestro Antonio Mosca, a conclusione dei tre giorni di corso “Suzuki Repertoire & Baroque Musik”, ha accompagnato la solenne liturgia, insieme alla Cappella Musicale diretta dalla Maestra Ausilia Fiorina e dai Maestri Alessandro Veneri all’organo e Mattia Iseppato alla tromba.

Musicisti giovani e valenti quelli guidati dal Maestro Mosca, che molti eporediesi, e non solo, hanno avuto modo di apprezzare già nel corso del concerto tenutosi la sera precedente (di cui si dice in altro articolo su www.risvegliopopolare.it), dimostrando un entusiasmo giovanile e trasmettendo profonda passione nello studio artistico intrapreso.

Nel corso del Vespro, Mons. Vescovo, Edoardo Aldo Cerrato, accompagnato dai Canonici, dai Diaconi e dai ministranti, si è recato, al momento del Magnificat, alla cappella di Maria Assunta per l’omaggio della lampada e dei fiori, segno di ringraziamento per la protezione che sempre la Santa Vergine riserva alla Diocesi di Ivrea, come storicamente dimostra anche il dono del Cero, nel giorno dell’Epifania, da parte delle autorità civili, per le scampate epidemie e pestilenze.

Una liturgia, la Santa Messa, introdotta da un momento di ricordo: in un Duomo gremito e silenzioso, la lettura, per necessità parziale, una primizia, della lunga lettera che Mons. Piergiorgio Debernardi, Vescovo emerito di Pinerolo – dopo essere stato vicario generale di Ivrea – ora missionario in Burkina Faso, ha scritto rivolgendosi idealmente proprio a Mons. Luigi Bettazzi, vista la sua impossibilità a raggiungere Ivrea (a causa della difficilissima situazione sociopolitica in quel lontano Paese africano) e il suo profondo desiderio di poter rientrare.

Mons. Edoardo Cerrato ha spiegato che, vista la lunghezza del testo, la lettera sarà interamente pubblicata sul prossimo numero de “Il Risveglio Popolare”, il 31 agosto prossimo, ma non ha esitato nel voler condividerne una parte, in modo da far entrare i fedeli in questo clima di amicizia e di stima che sempre ha legato i due prelati, a partire proprio da questa “missionarietà” nel vivere la fede.

Questo, dunque, il testo letto in Cattedrale, anticipazione di quello integrale:

“Carissimo Mons. Luigi, quindici giorni fa, nei primi giorni di luglio, ricevevo la tua lettera contenente gli auguri di Pasqua. La custodisco preziosa, come un tuo testamento nei miei confronti. Terminavi dicendo «Ti ricordo sempre e quasi ti invidio per la tua scelta missionaria». Devo dire, però, che la scelta missionaria me l’hai insegnata tu. Ancora prima di Papa Francesco, tu parlavi di Chiesa in uscita; infatti, una delle prime iniziative dopo il tuo arrivo a Ivrea, fu di inviare dei preti Fidei donum in Brasile. In quel gruppo ci dovevo essere anch’io. Stavo preparando le valigie per partire nei primi giorni di ottobre del 1971, quando a giugno, la scoperta che mio papà aveva un cancro mi fece cambiare decisione. Anzi, tu stesso, mi consigliasti di rimandare la partenza nell’attesa di una conoscenza più dettagliata della sua situazione; salparono da Genova solo don Gian Battista Ossola e don Pietro Garbiero. La destinazione era la diocesi di Barra in Bahia, che a quell’epoca era una zona poverissima. Il servizio pastorale era svolto da un anziano prete brasiliano novantenne e da alcuni monaci benedettini provenienti dall’Austria. La scelta missionaria l’ho imparata da te. Anche tu, ricordo bene, desideravi terminare la tua vita in Africa, in Burundi, dove già operavano preti della diocesi di Ivrea, don Gobbi Fabrizio e don Romanoni Virginio. Ma poi, a malincuore, hai deciso di rimanere in Italia. Ti avevano convinto che la tua presenza sarebbe stata preziosa nel nostro paese per sostenere il cammino del Concilio. Se dovessi sintetizzare la tua vita la riassumerei in tre parole: vicinanza/affetto, amore per la Chiesa, passione per la pace”.

Rinnovando la Consacrazione della Diocesi al Cuore immacolato di Maria, Mons. Vescovo, al termine dell’omelia – integralmente riproposta nel nostro video – ha voluto affidare alla Vergine Assunta i Sacerdoti, i Consacrati, ma anche le comunità, affinché in esse fioriscano e sorgano nuove e sante vocazioni e crescano nella fede.

Attraverso questo atto, già compiuto molte altre volte, tra cui il 31 maggio scorso al Santuario del Monte Stella, al termine del mese mariano, l’invito è quello di aver fiducia in Maria, in Colei che Dio ha posto come modello per ogni fedele, guardando, anche tra le avversità della vita a Lei, come insegna San Bernardo di Chiaravalle:

“O tu che nell’instabilità continua della vita presente t’accorgi di essere sballottato tra le tempeste. Guarda la stella, invoca Maria! Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, pensa a Maria, invoca Maria! Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore. E per ottenere la sua intercessione, segui i suoi esempi. Con la sua guida non ti stancherai, con la sua benevolenza giungerai a destinazione”.