Niente festa in maschera del giovedì grasso, almeno quest’anno.
Non ce n’è traccia nel programma stilato dalla Fondazione, che da qualche anno ha preso in carico l’evento (ideato negli anni ’80 e storicamente organizzato dagli Amis ad Piassa dla Granaja, sodalizio che non sarebbe stato in grado di gestire i piani sicurezza, diventati obbligatori alcuni anni or sono).
Va detto che la festa, che mediamente vedeva accalcarsi ogni anno 20 mila persone nel centro cittadino, negli ultimi tempi si era trasformata in un discreto problema di ordine pubblico, tra ragazzini (e adulti) ubriachi, malori, liti, risse, incidenti.
L’Amministrazione comunale di Stefano Sertoli nel 2019 aveva chiesto alla Fondazione di farsi carico della festa, per non interromperne lo svolgimento e allo stesso tempo, poco alla volta, riqualificarla.
Dunque nel 2019 e 2020 è stata la Fondazione, presieduta da Piero Gillardi, a organizzarla, spendendo all’incirca 30 mila euro a botta.
Soldi che quest’anno non sono disponibili: e comunque uno stop, per ripensare lo svolgimento della manifestazione, dovrebbe essere salutare.
Unico problema: è pressoché certo che il giovedì grasso saranno in tanti a riversarsi sulla città con l’intenzione di fare baldoria.
Ma a quel punto la (eventuale) “grana” passerà alla cura delle forze dell’ordine.
Altro motivo di insoddisfazione è la scelta di portare il biglietto di ingresso per la giornata di domenica 19 febbraio – per i maggiorenni non residenti, a meno che siano iscritti a squadre di aranceri o siano membri di componenti che sfilano o partecipano alla battaglia delle arance – a 15 euro; per ragazzi tra i 12 e i 18 anni il ticket costa 10 euro, per i più piccoli l’accesso è gratuito.
Va detto che 15 euro non sono gran cosa, in assoluto, rispetto allo spettacolo che un evento come il Carnevale di Ivrea sa garantire: resta il fatto che nell’ultima edizione svolta (e bruscamente interrotta) nel 2020 il biglietto costava 10 euro: e un aumento del 50%… fa sempre effetto.
I costi della manifestazione, c’è poco da fare, si appesantiscono di anno in anno – le casse comunali devono sborsare diverse centinaia di migliaia di euro –, e in qualche modo bisogna rendere più sostenibili le spese.
Il contributo volontario degli aranceri e l’intervento straordinario della Regione per 50 mila euro sono sicuramente un sostegno importante. Ma non sufficiente.
Certo, se si riuscisse a superare il risultato dell’annata record 2019, quando si erano sfiorati i 20 mila biglietti staccati, sarebbe un gran colpo: la Fondazione avrebbe di che brindare.
Redazione Web