In Pakistan il 4 luglio il tribunale di Lahore ha condannato a morte per impiccagione Ashfaq Masih, un cristiano di 34 anni, proprietario di una officina in cui riparava biciclette e motociclette, sposato e padre di una bambina.
L’uomo è in carcere dal giugno del 2017 quando fu accusato di aver pronunciato parole offensive nei confronti del profeta Maometto da 2 musulmani: Muhammad Naveed, anche lui titolare di una piccola officina di riparazioni e a quanto pare geloso del fatto che Ashfaq Masih avesse più clienti; e Muhammad Irfan, un cliente rifiutatosi di pagare una piccola riparazione del valore di 20 centesimi di dollaro.
Ashfaq Masih ha sempre negato di aver detto alcunché di offensivo su Maometto e sostiene di essere stato minacciato in precedenza dai due uomini che volevano indurlo a chiudere la sua officina.
Polizia e giudici non ne hanno tenuto conto.
Ashfaq Masih è l’ultima vittima cristiana dell’intolleranza religiosa in Pakistan, un paese a grande maggioranza islamico.
Raggiunto dall’agenzia di stampa Fides, Joseph Jansen, presidente dell’organizzazione non governativa Voice for Justice, ha spiegato: “La condanna a morte di Ashfaq Masih crea delusione e paura all’intera comunità cristiana in Pakistan e in particolare a tutti gli altri detenuti accusati di blasfemia e alle loro famiglie. Molti dei casi di denunce per blasfemia si basano su false accuse, e strumentalizzano l’accusa per dirimere controversie personali. Rattrista vedere che tali accuse, calpestando lo stato di diritto, portano alla violenza della folla contro gli accusati che non possono difendersi”.
L’Agenzia Fides ha raccolto anche il commento di Ashiknaz Khokhar, attivista per i diritti delle minoranze nella provincia del Punjab: “È inquietante che i tribunali di 1° grado condannino a morte persone accusate di blasfemia, in assenza di prove sufficienti. Vi sono minacce e pressioni da parte di gruppi estremisti sui tribunali, ma ora è chiaro che la maggior parte dei casi di blasfemia si basano su false accuse, legate a controversie personali. Il governo deve adottare misure serie per porre fine all’abuso delle leggi sulla blasfemia e per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini”.
Secondo i dati del Center for Social Justice, tra il 1987 e il 2021, in Pakistan 1.949 persone sono state accusate di blasfemia: 928 musulmani, 643 ahmadi, 281 cristiani, 42 indù e 55 di fede non nota. Di queste persone, 84 sono state uccise in via extragiudiziale prima che si arrivasse a un verdetto definitivo.