“Sì, lo voglio… Con l’aiuto di Dio lo voglio!”: con fermezza e commozione sono risuonate queste parole dalle labbra di don Antonio Parisi, neo diacono per la Diocesi di Ivrea, in risposta alle “incalzanti domande della Chiesa” – citando l’omelia di monsignor Vescovo – “che richiamano gli elementi essenziali del cammino diaconale, in vista di quello sacerdotale”.
Quella vissuta sabato 2 luglio in Cattedrale è stata una celebrazione intensa e densa di significato, che ha visto la presenza di numerosi giovani provenienti da varie realtà diocesane e parrocchiali, e di diversi alunni dell’Almo Collegio Capranica di Roma (lo stesso frequentato da Antonio) che hanno curato nei dettagli la liturgia. Momenti intensi, come al canto delle Litanie dei Santi, dove l’ordinando, prostrato a terra dinanzi all’altare, citando le parole di monsignor Edoardo, domanda a Dio che “la sua vita si spalanchi all’amore di Colui che lo ha scelto e chiamato ad essere di Cristo ancor più intimamente e fortemente di prima”.
Un gesto antico, quello della prostrazione, di dono totale e assoluto, di “appartenenza a Cristo, nel cuore e nelle opere”, che richiama l’assoluta disponibilità nei confronti di Dio e del suo progetto su ciascuno: “Non sarai tu, Antonio, a stabilire le modalità e le circostanze del tuo servire – aveva ricordato ancora monsignor Cerrato – la tua parte sta nel vivere la fedeltà a Dio che ti ha chiamato e che oggi ti assegna un compito dando alla tua vita un nuovo inizio, innestato sull’Inizio da cui tutto ha avuto origine”.
Un elemento centrale di tutta la liturgia diaconale è il richiamo costante all’umiltà, non solo nel servizio concreto ai fratelli, ma nel rinnovamento di sguardo e di cuore: “È la consapevolezza di chi è Dio e di chi sono io; la necessità di accogliere lo sguardo di Dio e di una incessante purificazione interiore, attraverso la quale si cresce e si diventa ciò che Dio ci chiama ad essere, in un cammino di libertà dalle paure, dalle ansie, dall’abbattimento per gli insuccessi; una crescita nell’amare in modo oblativo, nel servire senza pretese, avendo a cuore il vero bene degli altri, contento dei talenti ricevuti, senza invidie ed avvilenti confronti, impegnandosi con serietà ma senza seriosità, nella consapevolezza che siamo ‘vasi di creta’ che contengono però un tesoro prezioso da condividere nella missione che ci è stata affidata”.
In questo cammino di maturazione e di crescita spirituale e umana in vista del ministero sacerdotale, don Antonio – che svolgerà la sua missione a Rivarolo Canavese, in particolare rivolgendosi ai più giovani – sarà dunque chiamato a “servire il popolo di Dio nel bisogno che ha di rinnovare l’incontro con il Signore”, nella consapevolezza – ricordando la verità che illuminò il cammino spirituale del teologo Von Balthasar – che: “No, tu non servirai: tu sarai preso a servizio!”.
e.m.