I nostri Lettori sanno come la realizzazione di servizi multimediali che, oltre alla parola scritta, offrano un ampio corredo iconografico e, soprattutto, un filmato, possa richiedere un po’ di impegno.

In questa occasione desideriamo ringraziare soprattutto, proprio per l’impegno profuso, il nostro Collaboratore Giancarlo Guidetti, che il 22 settembre ha seguito la processione e la S.Messa in onore di San Pio da Pietrelcina, presso la Chiesa di San Maurizio ad Ivrea.

Ma bisogna dire come, soprattutto quest’anno, si sia trattato di un impegno che ha permesso di mettere a repertorio momenti davvero unici e di riproporre parole ispirate quali si possono, ad esempio, ascoltare nel corso dell’omelia dettata dal Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, che ha presieduto la Celebrazione.

Omelia – sia permesso – davvero illuminante, che ha voluto cogliere non soltanto una mera coincidenza temporale, quella della memoria liturgica di San Maurizio (22 settembre, giorno di questa Celebrazione) con quella, appena successiva, di San Pio da Pietrelcina (23 settembre).

Certo, basterebbe già questo convergere di istanze celebrative per indurre mente e cuore a raccogliersi nella meditazione sull’insegnamento di questi grandi Testimoni.

Ma il Vescovo ha saputo guardare ed incoraggiare a guardare ben oltre, prendendo le mosse proprio dalla figura del leggendario Martire della Legione Tebea.

Sappiamo come andarono le cose, secondo la Tradizione: l’imperatore Massimiano aveva comandato a Maurizio, che ricopriva l’incarico (oggi diremmo “apicale”) di “dux”, un odierno generale ed aveva ai propri ordini oltre 6 mila uomini.

Fu messo alla prova ed una prova esigente.

L’imperatore comandò a lui ed ai suoi legionari di mettere in atto efferate violenze ai danni di un’intera comunità di perseguitati.

Un Generale deve obbedire al proprio imperatore anche quando l’ordine è per l’esecuzione di un’azione iniqua?

Lapidaria la risposta di Maurizio: tu (rivolto al sovrano) sei il mio imperatore, ma Lui – alludendo al Signore – è il mio Dio”.

Una duplice fedeltà, non conciliabile nella dimensione dell’iniquità, che gli costò la vita.

Decimazione.

Questa parola, che entra così spesso nel nostro lessico, nella nostra narrazione, non sempre è ricollegata alla sua origine, radicata nel gergo della rappresaglia militare.

I disobbedienti erano puniti, in una sorta di “solidarietà” individuale con la dimensione, la responsabilità, la “colpa” collettiva, decapitando un uomo ogni dieci.

Da qui, la parola “decimazione”.

Lezione capace di fare pensare ancora oggi – è un modesto pensiero che affiora mentre scriviamo queste righe – l’uomo e la donna di questi tempi talvolta non facili, proprio a proposito di una difficoltà nel conciliare le “regole” della società mondana, nella loro relazione con la Legge di Dio.

Quanti di noi avrebbero la fermezza che ebbe San Maurizio?

Anche quando il “sacrificio” fosse molto meno di quello della vita… la carriera, il consenso, i vantaggi mondani, gli “idoli” o il semplice quieto vivere.

Non dobbiamo dimenticare: “Lui è il mio Dio”.

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Ma, rintuzzando i pensieri che si insinuano, è certo più utile dedicare una pur breve nota all’importanza che ha ed ha avuto, nella esperienza di fede soprattutto della nostra Regione e della nostra Diocesi, questa compagine di combattenti, appartenuti alla Legione Tebea che, secondo la Tradizione, era composta in larga parte da cristiani.

Basti dire che vi appartenne lo stesso San Besso, compatrono della Diocesi di Ivrea.

Mentre San Maurizio è Patrono di ben tre parrocchie in altrettanti paesi.

A cominciare, naturalmente, da San Maurizio Canavese, per proseguire con Maglione e poi con Borgofranco d’Ivrea.

Ma diverse sono le Diocesi – per restare in Piemonte – in cui, nel tempo, gli sono stati attribuiti patronati locali: Castelnuovo di Ceva e Roccaforte Mondovì (Mondovì); Desana e Roasio (Vercelli); Gignese, San Maurizio d’Opaglio e Vocca (Novara); Villar Pellice (Torino) e Terzo (Alessandria).

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La celebrazione di questa sera

(ne abbiamo anticipato alcuni spunti nel precedente articolo – clicca qui – )

rappresenta la perpetuazione di una bella tradizione che porta avanti con impegno meritevole di encomio il Gruppo di preghiera San Pio da Pietrelcina di Ivrea, dedicato a Maria Santissima Regina del Monte Stella.

Molto partecipata la processione, che tocca anche la chiesa di San Grato in Borghetto e quella di Sant’Ulderico.

Al termine della processione, la Santa Messa di cui abbiamo dato qualche anticipazione, con l’omelia (che apre il filmato proprio per l’importanza degli insegnamenti ivi dispensati) davvero seguita con grande raccoglimento.

Un’omelia che ha riservato spunti ai quali è difficile altrimenti pervenire, anche per chi sia devoto di Padre Pio.

Ad esempio, il Vescovo Edoardo ha ricordato una preghiera che Padre Pio recitava tutte le sere, che non è frequente udire richiamare.

E basterebbe questa gemma preziosa per motivare davvero tutto il servizio, affinchè resti sempre accessibile alla nostra riflessione ed alla nostra preghiera.

Ecco come pregava Padre Pio:

“Resta con me, Signore,

perché è necessario averti presente.

Tu sai – continua Padre Pio –

con quanta facilità ti abbandono.

Resta con me, Signore,

perché sono debole

e io ho bisogno della tua fortezza

per non cadere tante volte

(…)”.

Ecco, davvero una rara occasione per pregare ed anche conoscere qualcosa in più, tra quelle che si sanno sul Confessore di San Giovanni Rotondo.

Ma ora mettiamo da parte le nostre povere parole per affidare il Lettore a quelle del Vescovo, cui seguirà qualche tratto della Liturgia e della Processione.

***

Doveroso quanto gradito, infine, richiamare la circostanza che ha visto animare la Liturgia dalla Cappella Musicale della Cattedrale di Santa Maria Assunta, diretta dal Maestro Signora Ausilia Fiorina; all’organo il Maestro Alessandro Veneri, tromba solista il Maestro Mattia Iseppato.

Buona lettura, e buona visione, nella sequela dei grandi Santi che oggi sono stati ricordati perché ci guidino nei giorni della nostra vicenda terrena.

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