Pomeriggio di assoluto valore per la crescita nella Fede di ciascuno di noi, quello preparato in San Lorenzo ad Ivrea dove ieri, sabato 2 marzo, si è tenuta questa bella iniziativa, efficacemente presentata come “Incontro di preghiera monastica”.

Due i momenti che hanno scandito l’appuntamento, proposto anche perché fosse dato ampio spazio a tempi di preghiera e riflessione personale.

Il primo, la catechesi affidata a Don Gianni Malberti, Parroco di San Lorenzo, che ha saputo trattare il tema “La dimensione mistico- contemplativa del Cristianesimo”, invero non di facilissimo accesso per i non “addetti ai lavori”, con grande profondità, tuttavia unita ad una semplicità espositiva che ha aiutato la comprensione.

Abbiamo pensato di riprendere questa catechesi integralmente, affinchè restasse patrimonio di tutti e sia possibile ascoltarla più volte, per coglierne le tante, vivissime iridescenze.

Una scelta consapevole: non bisogna, infatti, tenere la lampada “sotto il moggio”, ma occorre che la luce della Fede sia offerta a tutti, bene in alto sul “lucerniere”: non certo in modo invadente, anzi con una proposta sempre discreta, garbata e rispettosa di tutti; ma in modo chiaro e sempre accessibile, proprio come internet permette di fare.

Dopo la catechesi di Don Gianni e la preghiera personale, i Vespri, guidati dalla Famiglia monastica Francescana di Lugnacco.

Ha accompagnato la preghiera la musica eseguita all’organo dal Maestro Alessandro Veneri.

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Perché un incontro di preghiera monastica?

Anzitutto, occorre dire che non si tratti di un’iniziativa isolata; anzi, inserita nell’ambito di un percorso pensato con cura.

Ce ne parla Mario Zannini CfD, della Comunità dei Figli di Dio, fondata da Don Divo Barsotti:

“Vivere quotidianamente alla “divina presenza” cercando “Dio solo” e facendo la Sua volontà per gustare l’ineffabile dolcezza del rapporto personale di amore con Lui, è stato fin dalle origini, l’ideale di vita dei monaci e delle monache cristiane, sia in oriente che in occidente.

“Il monaco è l’essere umano che cerca Dio e si sforza di arrivare a Lui. Come può realizzare il suo ideale? Rinunciando a tutto, abbandonando tutto, sciogliendo ogni vincolo con quanto può essere di ostacolo alla sua ricerca. E nello stesso tempo lottando…con l’aiuto di Cristo, contro il nemico che caparbiamente mette ostacoli sul suo cammino” (Sant’Atanasio, Vita Antonii).

Nel corso della millenaria storia delle chiese cristiane, come noto, questo stile di vita ha assunto forme e regole di vita diverse come, ad esempio, la forma “eremitica” o quella “cenobitica”, il monachesimo contemplativo e quello “attivo”, la regola di San Benedetto o quella di Sant’ Agostino.

Per don Divo Barsotti lo stile di vita monastico non è un cammino spirituale riservato a pochi eroici asceti “atleti dello spirito”, come è stato nel III e IV sec. d.C., alle origini del monachesimo nel deserto egiziano, in Siria e in Palestina.

Al contrario, è una delle tante vocazioni ecclesiali particolari, accessibile a chiunque voglia vivere con radicalità le “promesse battesimali” e testimoniare al mondo e, in alcuni casi nel mondo (monachesimo interiorizzato), l’infinito Amore di Dio per tutte le Sue creature (Osea 1-3), per amore nei confronti del Signore e riconoscenza per tutte le grazie ricevute da Lui nel corso della nostra vita personale, famigliare e sociale.

I monaci e le monache cristiane contemporanee  non sono quindi “eroi”, sono soltanto peccatori convertiti sedotti dal Signore  (Ger 20, 7-9) che, proprio per questo, cercano umilmente, faticosamente e sovente con sofferenza, di diventare “fiaccole” per contribuire a contrastare la diffusione dell’ateismo e del paganesimo idolatra, con tutte le sue terribili conseguenze sul piano individuale, politico e sociale, diffondendo nelle tenebre di questa nostra società materialista e secolarizzata, la “luce” che già brilla nel mondo: Gesù Cristo e il suo messaggio universale di salvezza, ispirandosi, in particolare alla teologia mistica e alla tradizione monastica cristiana sia occidentale che orientale.

Poiché per circa 10  anni, grazie alla mia consacrazione nella Comunità dei Figli di Dio,  ho anch’io potuto conoscere, nel senso biblico di “fare esperienza”,  la bellezza della vita religiosa monastica e della dimensione “mistico-contemplativa” del cristianesimo che non esclude, anzi alimenta le “opere di misericordia” nelle loro molteplici espressioni, ho pensato di proporre alla nostra Diocesi un progetto di approfondimento del carisma della spiritualità monastica per contribuire alla missione salvifica della Chiesa locale di Ivrea, alla nuova evangelizzazione della nostra società canavesana in collaborazione con le comunità religiose della nostra diocesi come, ad esempio, la Fraternità Francescana di Lugnacco

Ho quindi pensato ad alcune iniziative ecclesiali diocesane aperte a tutti, credenti e non-credenti”.  

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Due parole, ora, non certo di “commento”, bensì di semplice presentazione dell’intervento di Don Gianni, quale il filmato permette di ascoltare direttamente.

L’esordio entra subito in media res: l’esperienza mistica è riservata a pochi eletti, destinatari di doni e grazie spirituali eccezionali, oppure è un dono offerto a tutti, quindi anche a ciascuno di noi?

Vedremo (ma meglio ascoltare direttamente) che la risposta è incoraggiante.

Poi, per una certo opportuna “explicatio terminorum” che aiuti a capire cosa si intenda per misticismo e contemplazione, un documentato riferimento alla testimonianza di Santa Teresa d’Avila.

Che propone quattro gradi della vita mistica.

Primo: una quiete in cui lo spirito si riposa, senza, però, essere libero da ogni distrazione.

Secondo: uno stato unitivo, in cui è vivo il senso della continua presenza di Dio e sono spariti i fenomeni distrattivi.

Terzo: il terzo stadio è l’estasi vissuta come cessazione dell’attività dei sensi.

Quarto e ultimo: la mistica sponsale. In cui l’anima incomincia a gustare la presenza di Dio, coinvolgendo anche il corpo in un atto di conoscenza e visione beatifica di Dio.

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Ma cosa si intende per “contemplazione”?

E’ lo sguardo di fede fissato su Gesù Cristo.

Affinchè il Suo sguardo purifichi il nostro cuore.

Affinchè ci insegni a vedere tutto nella luce della Sua verità.

Presso i Maestri spirituali dell’Oriente cristiano, il significato si è ben presto cristallizzato in una definizione: vedere Dio in tutto.

E, secondo San Massimo il Confessore, è nella contemplazione che si scopre la verità ultima delle cose, il loro rapporto con Dio.

La Fede, dunque, l’ambito teologico di tutta l’esperienza mistica.

Così è più facile condividere l’idea che, se soltanto alcuni hanno ricevuto grazie speciali, mistica e contemplazione, proprio perché hanno la loro ragione e spiegazione nella Fede, Dio ci chiama tutti a questa intima unione con Lui.

Per cui mistica e contemplazione non sono appannaggio di pochi, ma si tratta di esperienze possibili per ciascuno di noi.

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Non resta, dunque, che seguire tutta la catechesi, che non mancherà di dilatare in echi e risonanze il proprio insegnamento, perché sia fecondo e ci aiuti a vivere meglio la nostra Quaresima.

Prima di “lasciare la parola” a Don Gianni, ecco dunque come raggiungere Risvegliopopolare.it

Ciascuno di Voi (ogni Parrocchia, gruppo, Ente, Istituto) può inviare corrispondenze, appunti, fotografie, brevi filmati, anche utilizzando la casella mail dedicata all’edizione web

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che sarà come sempre scaricata ogni giorno.

Tutti i Vostri contributi saranno subito esaminati.

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