OMELIA

DI SUA SANTITA’

K.K. BARTOLOMEO

ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA

E PATRIARCA ECUMENICO

DURANTE LA LITURGIA EUCARISTICA

NELLA CATTEDRALE DI IVREA

IN ONORE DI SAN SAVINO

(Ivrea, 6 Luglio 2024)

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Ἱερώτατε Μητροπολῖτα Ἰταλίας κ. Πολύκαρπε,

Vostra Eccellenza Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea,

Eminenze, Eccellenze, Reverendissimi Padri,

Illustri Autorità,

Figli e Figlie amati nel Signore,

 

Con profonda riconoscenza al Signore nostro Gesù Cristo, ci troviamo oggi con voi, per vivere in questa amata città di Ivrea, la solennità della festa di San Savino, vescovo e martire. Provenendo dalla Santa e Grande Chiesa Martire di Cristo, dalla città di Costantinopoli, dal Patriarcato Ecumenico che nel corso della storia ha dato tanti santi, padri, vescovi, teologi, confessori e soprattutto martiri, comprendiamo profondamente il valore di questo momento di festa, perché un figlio della Chiesa Indivisa, San Savino, così amato da voi tutti, deve essere ricordato per avere dato il suo bene più grande, la vita, durante l’ultima grande e terribile persecuzione contro i cristiani, quella di Diocleziano. Vescovo della città di Spoleto, prima del martirio, tra la fine del Terzo e l’inizio del Quarto secolo, le sue reliquie vivificanti furono portate poco prima del Mille, a Ivrea per chiedere al Santo la intercessione nella liberazione della città dalla peste, divenendone così anche il suo Santo Patrono.

Viviamo questo momento, immersi nella preghiera, dentro la celebrazione della Divina Eucarestia, dove Dio si offre ed è offerto per la sua creatura, l’essere umano. Viviamo la sua presenza così reale e così divinizzante, perché il Cristo era, è e sarà per sempre e come dice la liturgia bizantina: “Si spezza e si spartisce l’Agnello di Dio, colui che è spezzato e non diviso, sempre mangiato e mai consumato, ma che santifica quelli che ne partecipano”.

Nella forza dell’Eucarestia trova la sua dimensione il martirio e la testimonianza dei Santi.

Nel XIV secolo, il noto liturgista bizantino Nicola Cabasilas, nella sua somma opera “H EN ΧΡΙΣΤΩ ΖΩΗ – LA VTA IN CRISTO” afferma che “Nulla più dei martiri è prossimo ai misteri di Cristo: essi hanno in comune con Cristo il corpo e lo Spirito, il tipo di morte e tutto. Mentre erano in vita il Cristo era in loro, dopo la morte non abbandona le loro spoglie. È unito alle anime, ma è congiunto e commisto anche a questa polvere sorda; anzi, se è dato di trovare e di possedere il Salvatore in qualcuna delle realtà visibili, ciò è possibile proprio nelle ossa dei santi” (cap. II).

L’autore si richiama alla tradizione della Chiesa indivisa che risale a san Cirillo di Gerusalemme in cui “anche quando l’anima non è più presente, c’è una forza nei corpi dei santi” “ (Catechesi XVIII,16), a Serapione “ i corpi dei santi… non sono privi…di energia né di forza divina” (Adversus Manichaeos, PG 40) e a San Giovanni Damasceno “i santi erano pieni di Spirito Santo in vita e la grazia dello Spirito Santo è inseparabilmente presente alle loro anime e ai loro corpi nei sepolcri” (De imaginibus, PG 94). Lo stesso Arcivescovo di Tessalonica San Gregorio Palamas, contemporaneo del Cabasilas, dichiara “glorifica le sante tombe dei santi, e se ci sono, i resti delle loro ossa: la Grazia di Dio, infatti, non si è separata da esse” (Decalogo, PG150), “la grazia santificante non si è allontanata dalle sacrosante ossa dei santi, come nei tre giorni della morte la divinità non si divise dal corpo del Signore” (Confessio fidei, PG 151).

La reliquia, visibilmente oggetto di morte, rappresenta al vivo, per il suo valore taumaturgico, un segno dell’avvenuto superamento della barriera, tra la vita e la morte, divenendo “follia per i pagani e scandalo per i giudei” (1 Cor. 1,23).

I Padri Cappadoci, enfatizzando la venerazione per le reliquie materiali, pongono le basi per una nuova concezione del sacro, riconoscendo nel corpo, al di là delle apparenze, ormai redento dalla morte, come componente essenziale dell’uomo, partecipe anch’essa della natura divina.  San Basilio di Cesarea, il Grande, commentando il Salmo 115 afferma: “Allorché la morte avveniva sotto la legge giudaica, i cadaveri erano dichiarati abominevoli; ora invece, che c’è la morte per Cristo, preziose sono le reliquie dei santi… Ecco perché è preziosa dinanzi al Signore, la morte dei suoi Santi” (M. Girardi, Basilio di Cesarea e il culto dei martiri nel IV sec.).

Proprio questa percezione delle reliquie dei santi come una loro “presenza nell’assenza” sta alla base della possibile frammentazione dei loro resti mortali: questo implica che la parte abbia il medesimo valore del tutto. Nell’ordine della grazia vale infatti il principio che la frammentazione non diminuisce, ma moltiplica, dottrina che la Chiesa enuncia solennemente – su un piano teologico più elevato – nella preghiera che accompagna la frazione del Pane consacrato, come abbiamo già accennato: “spezzato ma non diviso, mangiato e mai consumato”. E in questo vediamo la forza dei martiri, fondata sulla Divina Eucarestia.

I Santi, sono i “corridori del cielo”, sono coloro che ci aiutano ad avere “confidenza” con Dio e le cui preghiere, unitamente alla intercessione di Colei che è Tuttasanta, la Madre di Dio, tutto possono davanti a Dio.

In un mondo che ha orrore della morte, come la fine di tutto, che a qualsiasi costo tenta di esorcizzare questo momento della vita, un mondo che ha smarrito il cammino della preghiera, la fiducia e l’affidarsi alla intercessione dei Santi, è particolarmente importante per le nostre Chiese di trovare forza nell’esempio dei Santi e dei martiri, per avere la capacità di una nuova testimonianza, annunciando che la morte non è la fine, ma l’inizio della vita e che la preghiera deve essere sempre la sola e la più grande arma del Cristiano.

Con questi brevi pensieri, amati figli nel Signore, vogliamo ancora una volta rallegrarci per essere oggi con voi a festeggiare il Santo martire Savino, invocando su questa Santa Chiesa di Dio, sul suo Pastore, sui sacerdoti e religiosi, sulle Autorità Civili e su tutto il pio popolo di questa città e di questa terra, abbondanti benedizioni dal Signore, affinché trionfi sempre la pace e la giustizia e la fede di Cristo sia sempre il collante per ogni opera e azione per il bene di tutti.

Il Signore, per la intercessione di San Savino e di tutti i Santi, Vi benedica e vi chiami a diventare Santi. Amen.